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TRAMA
Il regista Kitano non sa più che film girare, ma decide di girarlo ugualmente…
RECENSIONI
Se il precendente Takeshi’s era il “film della crisi”, Kantoku Banzai! è il “film sulla crisi”, crisi della quale il buon Kitano è talmente consapevole da chiudere il film con una diagnosi che giunge tardiva e suona pleonastica, visto il lungo delirio, sorta di harakiri cinematografico, che la precede: il cervello di Takeshi è a pezzi. Viene da chiedersi perché imbastire un film attorno a questo, dal momento che la sterilità di idee e l’impotenza creativa non sono solo tematizzate (come in Otto e mezzo, tanto per citare il film più celebre a cui Kitano sembra rimandare) ma, come dire, “formalizzate”. Dopo un lungo prologo, a tratti divertente, in risposta a chi lo accusa di fare sempre lo stesso film (battuta boomerang: magari il regista avesse sempre realizzato Hana-Bi o Il silenzio sul mare!) ed in cui si “piega” a diversi stili (prova il film à la Ozu e tenta la strada del realismo) e generi (melodramma, fantascienza etc), ha inizio la messa in scena penosamente compiaciuta del proprio “suicidio artistico”: il racconto procede facendo saltare i nessi causali, proponendo gag inutili per non dire imbarazzanti (la metamorfosi in Zidane versione “toro da corrida” è degna del miglior Massimo Boldi). La noia prende il sopravvento e la deflagrazione finale causata da un provvidenziale meteorite (simbolo del buon senso?), che completa la (auto)distruzione del proprio immaginario e di se stesso, è la (in)degna chiusura di un film che non aveva (non ha) ragion d’essere. Un film “patologico” che forse sarà utile agli esegeti di Kitano nei prossimi anni.