
TRAMA
Rick e Fred sono grandi amici ed entrambi sposati da tempo. Come molti altri uomini, non riescono a evitare di scrutare attentamente tutte le donne che incontrano, al che le mogli concedono ai due mariti una settimana di libertà assoluta per far loro capire cosa vogliono veramente…
RECENSIONI
È possibile oggi parlare, nella stessa maniera di una volta, di commedia sentimentale americana? Soprattutto, è ancora così semplice stilare una filmografia compatta e coerente che racchiuda il genere in modo da renderlo osservabile/analizzabile? Pensiamo di no. Questo approccio metodologico poteva essere valido fino agli anni Ottanta, dopo i quali l'avvento del digitale, l'esplosione di internet, le nuove modalità di fruizione televisive (e non solo) hanno determinato una scossa inaudita e imprevedibile agli equilibri tra i media, andando ad intaccare, in particolare, il ruolo egemone del cinema. I generi sono stati le vittime più illustri di questa progressiva marginalizzazione e, in essa, la commedia sentimentale ha occupato un posto d'onore: il graduale e metodico sviluppo della serialità televisiva ha avuto tra le sue forme più acute la sit-com, che altro non è che la figlia piccola e talentuosa della romantic comedy hollywoodiana, disegnata per la fruizione televisiva, ma destinata a trascendere il proprio medium di appartenenza. Nel 1994 l'uscita di Friends – che sarebbe andato in onda per dieci stagioni – segna il punto di non ritorno, la tappa dopo la quale la serialità americana mette la freccia e sorpassa il cinema, per arrivare oggi a produrre sit-com come Big Bang Theory o How I Met Your Mother, da cui la produzione cinematografica contemporanea ha tutto da imparare, soprattutto riguardo alla brillantezza della scrittura e alla qualità dei momenti comici. Cosa rimane della produzione cinematografica? Chi sono i superstiti dopo l'onda anomala televisiva? Decisamente pochi. Considerando Zucker-Abrahams-Zucker appartenenti più al versante demenziale che alla commedia romantica, a tenere alta la bandiera del genere al cinema sono Judd Apatow e i fratelli Farrelly, oltre a una manciata di film riusciti venuti fuori dal Frat Pack. Il regista di 40 anni vergine, assieme al gruppo di attori e autori che si va raccogliendo attorno a lui, rappresenta la versione più conservatrice della commedia sentimentale, quella che miscela il politicamente scorretto ad una discreta dose di buonismo, tenendo sempre un occhio di riguardo verso l'impressionabilità di spettatori inconsapevoli; i fratelli Peter e Bobby Farrelly hanno un approccio decisamente più radicale e in questi anni hanno insegnato a tutti che il cinema (da questo punto di vista molto più che la tv) può mostrare allo spettatore i suoi tabù, può andare (grazie alla risata e all'uso del paradosso – come si faceva nel cartoon degli anni Venti) oltre ogni sorta di moralismo e dogmatismo e che il politically correct non è altro che lo zimbello (borghese, si sarebbe detto una volta) da irridere sistematicamente.
La lotta tra i sessi, eterna costante del genere di riferimento, si fa oggetto modellabile a piacimento da parte dei due autori, i quali lo declinano a suon di scorrettezze e di volgarità (mai completamente gratuite), passando dall'autoerotismo all'adulterio, dalla pedofilia alla gerontofilia. Oggetto privilegiato dell'occhio beffardo dei Nostri sono le minoranze razziali e religiose (Kingpin docet), trattate senza alcuna indulgenza, bensì con la cinica consapevolezza di generare il comico dallo sberleffo. Stesso trattamento riservato a condizioni come la disabilità e l'anzianità, verso le quali l'irriverenza, al limite del parossismo, mira a colpire la stagnante morale comune. Libera uscita trattiene tutte queste peculiarità al proprio interno, dimostrando la vitalità creativa dei due autori, dati prematuramente per rammolliti dopo L'amore in gioco. Il film del 2005 fu effettivamente un buco nell'acqua, per il quale però i Farrelly erano giustificati dalla commissione e perciò castrati nei loro punti di maggior forza. A dimostrazione di ciò vi è il ritorno alle origini del successivo Lo spaccacuori che, giocandosi la carta in passato vincente di Ben Stiller (Tutti pazzi per Mary), consente ai registi di mettere in scena una commedia degli equivoci in cui i tempi comici sono scanditi da un meccanismo ad orologeria. Ma è in Libera uscita che i due si levano tutte le pietre dalle scarpe. Owen Wilson, visibilmente invecchiato, calza perfettamente nei panni dell'uomo di famiglia dal cuore tenero, mentre Jason Sudeikis è straordinario nel del quarantenne gemello, riflesso imperfetto del divo biondo. I due, con le rispettive mogli, danno vita ad una narrazione basata principalmente sulla specularità, che, utilizzando l'espediente della doppia coppia, va a circumnavigare il territorio proteiforme delle crisi coniugali di mezza età, mettendo allo specchio la coppia che troviamo in quasi tutte le commedie americane e la sua gemella deforme, la sua rifrazione in uno specchio rotto, da cui emergono i dettagli più spudorati ed inconfessabili della vita matrimoniale. I registi impiantano questa struttura a quadrangolo su solide fondamenta costituite da freaks di ogni genere, diventati ormai delle loro marche autoriali: dalla vecchia dai bollenti spiriti, ai ricchi d'ogni specie figli di chirurgia plastica e abbronzature artificiali, dal mentore cercadonne ipernavigato agli improponibili amici di scommesse di carattere sessuale. Stupendo tutti e dimostrandosi ancora una volta controcorrente, gli autori scelgono un finale tutt'altro che scontato: chi dall'incedere del film attende conclusioni conservatrici a seguito della “libera uscita” viene deluso da un finale audace come pochi. Sarebbe impossibile per abbondanza ed imbarazzo della scelta citare i momenti più esilaranti, ma ci limitiamo a sottolineare la maestria con cui gli autori mettono in scena la proiezione del desiderio di Rick di vivere un idillio sentimentale e sessuale con la babysitter, introdotto e accompagnato dalle note di Wouldn't It Be Nice dei Beach Boys. Stessa modalità rappresentativa, declinata in chiave comica, usata per l'irresistibile scena sui titoli di coda che conclude in bellezza l'opera che segna il ritorno dei fratelli più cattivi d'America.
