Drammatico, Recensione

DIES IRAE

Titolo OriginaleVredens Dag
NazioneDanimarca
Anno Produzione1943
Durata94'

TRAMA

1623: una strega messa al rogo accusa un reverendo di aver redento una rea confessa solo per poterne sposare la giovane figlia.

RECENSIONI

Essere costretti a scegliere fra Dio e l'Amore è un paradosso in termini, ma agli uomini succede. Dopo dieci anni di inattività, Dreyer sovrappone l'anima nera di Vampyr e quella tormentata nella beatitudine de La Passione di Giovanna d'Arco: ne scaturisce un'opera "maledetta", sottilmente ambigua. Forse dipende da come la si guarda: un albero chino può rappresentare il dolore o il desiderio di specchiarsi nell'acqua che scorre accanto. La declamazione del "Cantico dei cantici" può suonare come una lettura pornografica. La passione può essere letta come perdizione e plagio. L'incoscienza giovanile, entusiasta della vita, può sembrare peccaminosa a chi dedica l'esistenza alla cura delle anime e crede che l'unica resurrezione sia quella dei morti. È senz'altro comodo il capro espiatorio delle disgrazie e umane debolezze: mentre l'ombra del nazismo copre l'Europa, Dreyer ricondanna l'intolleranza ma, alla Giovanna D'Arco toccata da Dio, preferisce streghe impaurite e vendicative che muovono a pietà. L'orrore non è tanto nei loro "sortilegi", ma nell'ipocrisia e nei metodi sadici degli inquisitori. Odio e violenza generano odio e violenza, con apocalittiche profezie autoavverantesi. Dreyer preferisce essere enigmatico: le sue pseudo-streghe vorrebbero persuaderci di esserlo. Lo sguardo di Lisbeth Movin, da quando conosce la verità su sua madre (o nel momento in cui s'innamora), da timoroso si fa strafottente. Forza dell'amore o del diavolo? Il suo bisogno d'affetto è bifronte: un vuoto lasciato dall'anziano marito che la trascura (non la rende "felice", non la porta a letto) o la lussuria d'una goduriosa (incesto compreso). Dove finisce il sincero trasporto e inizia il malocchio, se esiste? In questa ambiguità si misura la tolleranza, nel non forgiare delle vittime riconoscibili la si insegna. È giusto vivere nel terrore del peccato? Soffrire gratuitamente è una bestemmia? È il rimorso che nega la felicità? Anna è una strega o una donna vinta dalle stigmatizzazioni e dalla perdita dell'amore? E se fosse una strega innamorata? Le risposte si sovrappongono nel contrasto del dolce canto (il "Dies irae") che accompagna il rogo. Il cuore annega nella cupa, greve, solenne palude delle coscienze sporche, inquiete o intransigenti.