Drammatico, Recensione

IL RAGAZZO CON LA BICICLETTA

Titolo OriginaleLe Gamin au vélo
NazioneBelgio, Francia, Italia
Anno Produzione2011
Durata87'
Fotografia
Scenografia

TRAMA

Provvisoriamente affidato a un centro di accoglienza per l’infanzia, il giovane Cyril è ostinatamente intenzionato a rintracciare il padre per farsi riprendere da lui. Durante una scorribanda non autorizzata alla ricerca del genitore, si aggrappa casualmente a una donna incontrata nella sala di un centro medico. Il sabato successivo Samantha, titolare di una piccola parruccheria, si presenta al centro di accoglienza dopo aver recuperato la bicicletta di Cyril e si rende disponibile a tenerlo con sé nei fine settimana. Tra i due si crea un rapporto fatto di avvicinamenti e ripulse, complicato per giunta dalla tendenza di Cyril a frequentare cattive compagnie.

RECENSIONI

Se Il matrimonio di Lorna tradiva già una tendenza a smussare la tumultuosa concitazione dei precedenti film dei fratelli Dardenne, Il ragazzo co n la bicicletta, Gran Premio della Giuria a Cannes, prosegue la traiettoria iniziata rischiarando ulteriormente i toni e sviluppandosi attorno a un nucleo fiabesco comprendente la perdita dell'innocenza da parte del giovane protagonista e una figura femminile in funzione di fata ad aiutarlo nel percorso di affrancamento dalla violenza che lo tiene in prigionia. Girato d'estate (fatto inedito per i fratelli valloni) in territorio belga (a Seraing, location dardenniana per eccellenza), Le gamin au vélo trae partito dall'ambientazione stagionale per avvolgere la vicenda di Cyril (l'esordiente Thomas Doret) e Samantha (Cécile de France debitamente dardennizzata) in una luminosità propizia all'affacciarsi di una dolcezza mai connotata come compassione e a un'empatia spogliata dai cliché del sentimentalismo. Prosciugata dalle giustificazioni psicologiche, la dinamica dell'apertura si dispiega all'insegna della gratuità: non è dato sapere perché Samantha prenda a cuore Cyril fino al punto di preferirlo, messa di fronte a un aut aut dal compagno, alla propria vita sentimentale. È bene che le motivazioni intime restino inesplicate: l'atto del darsi all'altro, proprio come faceva Lorna nel film precedente, mantiene tutta la sua forza liberatoria solo se scevro da sovrastrutture moralistiche e ideologiche. Incontaminata e incondizionata, la generosità di Samantha confina con la grazia: un investimento diretto opposto allo sfuggente egoismo del padre di Cyril (Jérémie Renier), le cui motivazioni, al contrario e paradigmaticamente, possiedono una schiacciante logica monetaria. Ancora una volta, non diversamente da Le silence de Lorna, economia e offerta di sé si danno battaglia nel cuore della contemporaneità, disegnando una parabola radicata nel centro dell'Europa ma potenzialmente universale e senza tempo. L'urto tra Cyril e la realtà non ha nulla di scontato o protettivo: il suo innocente bisogno di affetto lo spinge verso vicoli ciechi (la ricerca del padre) o strade pericolose (la complicità con Wes) con la stessa perentorietà con cui lo spinge a inseguire Samantha per chiederle di prenderlo con sé nei fine settimana. Così, tra una città ciclabile lastricata di passato e presente, un bosco irto di tentazioni e violenze e una stazione di servizio a fare da snodo dell'intreccio, Le gamin au vélo pedina l'irrequieto zigzagare di Cyril con radiosa limpidezza e scioltezza visiva. E, pur non rinunciando a improvvise sassate, i Dardenne accompagnano il percorso di crescita del ragazzino con misurati inserti musicali che ne scandiscono le tappe (le quattro occorrenze di musica over si situano tutte a cavallo tra un'inquadratura e un'altra) e apportano un senso di momentanea distensione ("Abbiamo pensato che, in alcuni momenti, la musica avrebbe potuto avere la funzione di una specie di carezza tranquillizzante per Cyril").