TRAMA
1949: un bancario che si dichiara innocente è condannato all’ergastolo per l’omicidio della moglie e del suo amante. Colto e scaltro, entra nelle grazie del direttore della prigione.
RECENSIONI
Sceneggiatore horror (il terzo e fra i migliori capitoli di Nightmare, il Frankenstein di Kenneth Branagh) al suo esordio su grande schermo, Frank Darabont aveva già dimostrato, nella gavetta televisiva (Strategia di una Vendetta), di non voler fossilizzarsi nella routine, a specchio del protagonista di questo bel racconto carcerario tratto dalla novella “Rita Hayworth and Shawshank redemption" di Stephen King (nell’opera Stagioni diverse), autore che, evidentemente, il regista predilige (vedi il suo cortometraggio The woman in the room, 1983). La voce fuori campo di Morgan Freeman racconta la straordinaria avventura, scandita dai poster di tre bombe-sexy (Rita Hayworth, Marilyn Monroe, Raquel Welch), di questo “alieno” nel carcere di Shawshank, emblema delle infinite possibilità dello spirito (anche in cattività), libero come l’ingegno, universale come la musica (l’atto di “donare” le note de “Le nozze di Figaro” di Mozart). Fatta la tara dei debiti con classici del genere (da La Grande Fuga a L’Uomo di Alcatraz) e dei messaggi edificanti in forma retorica, l’impianto classico/accademico, l’istanza ottimista e l’emozionante passo drammaturgico iscrivono a pieno diritto la pellicola nell’onorevole tradizione hollywoodiana che, dosando tragedie e volontà per superarle, ha spesso fatto appello alla dimensione magica e spirituale dell’esistenza, da Frank Capra fino a L’Uomo dei Sogni. La frase "Siamo tutti innocenti", pronunciata da Tim Robbins, cerca una parificazione fra gli uomini al di là dei crimini commessi, contesta la sommaria divisione fra malvagi e buoni, invita a conservare sempre un cantuccio per il sogno, la speranza, la poesia e quella fantasia che, con le sue illusioni, ci “scarcera” dalla materia. È alquanto appassionante anche la descrizione dell’amicizia virile fra l’uomo di colore (Freeman), con la sua "fabbrica dei sogni" in piccolo (il mercato nero) e l’illuminato (Robbins) che pensa in grande.