TRAMA
Due cowboy ex-amanti si rivedono dopo 25 anni, ma uno di loro custodisce un segreto.
RECENSIONI
Compiute le escursioni melò e horror, mancava di avventurarsi in un altro genere-genere sul quale divertirsi ad applicare il "trattamento Almodovar": ecco quindi tutti i topos - c'è anche lo stallo alla messicana - catalogati, collezionati, centrifugati e risputati fuori in rapidi dialoghi superflat da soap opera. C'è inoltre anche l'operazione, non inedita, di esplicitazione dell'omosessualità sotterranea o coded del genere storicamente maschile e machista. La filogenetica non comincia certo con Brokeback Mountain - Pedro ci tiene anzi a puntualizzare ironicamente che non si parla di western perché i protagonisti sono pastori - ma trova tracce archeologiche almeno negli anni '60 con i Lonesome Cowboys di Warhol/Morrissey. L'originalità del cortometraggio si trova piuttosto nello sguardo focalizzato non tanto sul desiderio, sul sesso quanto sull'amore romantico maturo. Dopo aver fatto del sesso esplicito e sopra le righe una cifra identitaria del proprio cinema, il sessantaquattrenne Almodovar dice di essere ora interessato a un aspetto diverso dell'erotismo. Si era già visto nel capolavoro della maturità Dolor y Gloria, dal quale riprende alcuni temi-tic presumibilmente autobiografici come il mal di schiena. In bella vista c'è solo un culo (di Pedro Pascal), in compenso si celebra in modo sincero e commovente l'anti-epos dello "strano modo di vita" che può essere l'amore omosessuale descritto nella chiusa "Anni fa mi chiedesti cosa potevano fare due uomini da soli in un ranch. Ti rispondo adesso: possono prendersi cura l'uno dell'altro, proteggersi l'un l'altro, possono farsi compagnia". È un territorio percorso meno (o con risultati artistici meno clamorosi) dal cinema queer rispetto a tutte le declinazioni del corpo sessuale esplosivo o al limite della sua decadenza, alla Morte a Venezia.
Strange Way of Life è prodotto dalla maison Yves Saint Laurent ma, a differenza del corto-Covid The Human Voice, il product placement non risulta forzato e asfissiante e invece si sostanzia nelle camicie e giacche sgargianti dei protagonisti che sono parte integrale del "trattamento Almodovar": al tempo stesso citazioni filologiche virate haute couture da classici western (Là dove scende il fiume, Sfida all'O.k. Corral) e loro détournement camp proprio come l'arredamento - sempre firmato YSL - dell'interno dei ranch con le lenzuola ricamate a colori brillanti. L'atteggiamento collezionista mostrato verso le citazioni è in tutti gli ambiti. Cominciando dal cast: chi non vorrebbe lavorare con Pedro Pascal in questo momento e con Ethan Hawke sempre? E possono darsi poche scelte più cariche di hype rispetto a Manu Rios ultimo dei "chicos almodovar" cui è riservato un incipit ad altissimo tasso erotico con playback di Caetano Veloso (a proposito di ritorni perché, per quanto possa essere tentato dal collezionismo, il cinema di Almodovar non può non essere familiare). Ugualmente il vezzo consueto di includere opere d'arte amate si traduce nell'allestimento di dipinti di Georgia O'Keeffe negli interni camp - molto giustamente Almodovar se ne frega della verità dei contabili, lui vuole la sua frontiera col Messico arredata con il proprio immaginario e abitata dai propri eroi.
Può darsi che, oltre al fatto anagrafico, c'entri anche l'esplosione dei quarantenni come Sorogoyen e Vermut che hanno ricostruito una capillarità del cinema d'autore spagnolo liberando Almodovar dal peso di dover sostenere come un'antonomasia la cinematografia nazionale. Fatto sta che la sua "terza età" cinematografica è segnata da un concentrazione sul proprio - interessi e passioni private e civili, autobiografia, riflessione sul suo cinema e sul cinema altrui più amato. È curioso come due registi a prima vista distantissimi per toni come Almodovar e Nanni Moretti stiano convergendo fino ad avere filmografie semi-parallele. Strange Way of Life, anche per il minutaggio scarso, non esce dal confine del divertissement e dello schizzo e prende consistenza soltanto se inserito nel complesso della filmografia almodovariana. Eppure ha tratti autoriali - nessun altro avrebbe potuto farlo così - che ne fanno un oggetto minimo ma pregevole.