Noir

FIABA NERA

  • 55490
NazioneItalia
Anno Produzione2005
Genere
Durata72'
Fotografia
  • 55490

TRAMA

Un’annunciazione maligna si compie nella sinistra luce crepuscolare tra il giorno e la notte. Una donna viene confortata da un’inquietante presenza angelica.

RECENSIONI

Lei aspetta un figlio. Lui, ange noir di incerta provenienza, presenza/assenza quasi ultraterrena, pare non voler condividere il percorso della partoriente. La donna si aggira senza meta in una Torino notturna cupa ed opprimente. La macchina da presa la bracca carezzandole il volto ed il corpo, mentre ignari passanti guardano in macchina chiedendosi dove, quella donna e quell’occhio meccanico vogliano andare a parare. Esattamente ciò che si domanda lo spettatore dopo 75’ minuti di compiaciuta e narcisistica esibizione di sé, di ombelicale riflessione sulla nascita e sulla morte. 
Se negli anni ottanta l’accusa principale mossa al cinema italiano fu di non sapersi orientare al di fuori del nidus domestico (due cuori e una cucina…), oggi assistiamo ad un’ulteriore mutazione del virus: la quadratura si restringe, si perlustrano anatomicamente i corpi, si stringe attorno all’angolo più in ombra della camera da letto. 
Quello di Momo, giovane allievo di Tonino De Bernardi, coccolato e vezzeggiato dal festival manco fosse Godard, è un esercizio di calligrafia finto sciatta e pseudoalternativa, con ammiccamenti radical chic e abile sfruttamento di musiche e concerti à la page (Anthony and The Johnsons), che guarda ai modelli parigini con l’ingenuità, la presunzione e la strafottenza di un imberbe studentello. Abuso di simbolismi da chierichetto e, sul piano formale, un impiego sfacciato di effetti che scadono nel greve e pacchiano se non adottati con parsimonia e ben calibrati (va per la maggiore il “luma key”, ovvero l’effetto di solito utilizzato in sede di montaggio da chi si trova a manipolare riprese di pessima qualità e vuole “fare il figo”).
Se è questo il cinema italiano “underground” che dovremmo difendere…