Fantasy, Recensione

DRAGONHEART

Titolo OriginaleDragonheart
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1996
Genere
Durata103'

TRAMA

Anno Domini 984: donandogli metà del suo cuore, un drago salva il Re Einon, che diventa crudele. Un cavaliere dà la caccia all’animale convinto che sia colpevole della sua metamorfosi.

RECENSIONI

Lo sceneggiatore e produttore esecutivo Patrick Read Johnson (regista di film per ragazzi come Baby Birba e Angus) ha avuto a che fare con la Disney, da cui la produzione De Laurentiis prende in prestito mimiche e modi d’antropomorfizzazione per dare un volto al drago. La voce, invece, la presta Sean Connery (per noi Gigi Proietti): sempre in originale, è John Gielgud a proferire le parole di Re Artù. Il soggetto è intrigante, fra codice cavalleresco, rivolte dei bifolchi, re tiranni e caccia ai draghi, capace di passare con disinvoltura dall'epica alla commozione, dal fantastico all'umoristico. Il film sorprende soprattutto con due idee notevoli, quella che mette in coppia un cacciatore di draghi e il drago stesso per truffare i superstiziosi e quella del cuore condiviso con il malvagio, con morte annunciata ma ugualmente penosa (in questo caso, ci avrà messo lo zampino il co-sceneggiatore Charles Edward Pogue de La Mosca). Rob Cohen, al solito, non è all’altezza delle avventure che racconta: si fa prendere la mano dalla vis comica (il buffone monaco-poeta di Pete Postletwaithe), dal blockbuster spettacolare (gli ottimi effetti speciali, mentre sono trascurate scenografie e costumi) e dagli aspetti fumettistici (il re crudele, comunque un grande David Thewlis), trascurando il lato psicologico (sarebbe stato interessante approfondire il rimorso di Dennis Quaid per aver sterminato un’intera razza). Soprattutto, non è stato in grado di rendere credibile una premessa fondamentale, quella per cui il personaggio di Dennis Quaid incolpa il drago della malvagità del suo Re, e non si verrà mai persuasi delle sue ragioni. Peccato.