TRAMA
Sara, pilota alle prime armi, in prossimità della sua partenza per la costa est, decide di salutare amici ed ed ex ragazzo portandoli, con un bimotore in affitto, a un concerto. Ma il viaggio prende una piega inaspettata…
RECENSIONI
Il film esordisce con un'infilata di cliché: i giovani personaggi nell'aereo incarnano ciascuno una tipologia riconoscibile e le relazioni tra di essi si incastrano in un prevedibile carlingaspiel (me la si passi), in relazione alle caratteristiche di ciascuno di questi modelli. Una serie di avvisaglie ci annuncia subito che l'aereo avrà dei problemi e ce ne anticipa la natura; sappiamo anche che è uno soltanto il paracadute a disposizione e che il gioco al massacro è assicurato. Il meccanismo drammatico, dunque, si innesca come da premesse: i primi sussulti dell'aereo, i comandi che non rispondono, le recriminazioni reciproche, il panico, il freddo. Mentre tutto lascia presagire che la questione si svolgerà nella piatta meccanica di un ordinario film catastrofico, l'opera ha una virata decisa che smentisce le aspettative dello spettatore: un flashback iniziale acquista senso, una creatura misteriosa fa capolino (la paura genera mostri') e, soprattutto, un'ipotesi di temporalità circolare si affaccia improvvisa - scartate le paventate teorie del complotto o quelle, pur affascinanti, del bad trip di qualcuno -; a quel punto elementi sottovalutati (un fumetto, mai ci avremmo pensato) ci raccontano come tutto sia stato già scritto e che solo l'amore può vincere il destino avverso, fino ad arrivare a mutare persino un passato di morte; come ne La jetée (o L'esercito delle dodici scimmie, che è lo stesso) passato e presente finiscono con l'incrociarsi portando l'aereo e il film a un atterraggio inaspettato. Omaggiando in piena evidenza la serie Ai confini della realtà il regista Kaare Andrews, disegnatore di fumetti, collaboratore della Marvel, già autore di alcuni corti, esordisce nel lungometraggio con un film discontinuo che opera il suo detour dai parametri troppo tardi: per tre quarti Altitude è un dozzinale b-movie senza fantasia, pur mostrando, qua e là qualche scampolo intrigante. L'ultimissima parte mette invece in evidenza ben altro nerbo, con un'ottima gestione della tensione e un uso finalmente originale degli elementi a disposizione, un'impennata che lascia sperare in un esito futuro convincente da cima a fondo.