TRAMA
Garrison, New Jersey, è la cittadina residenziale dei poliziotti di New York, dove gli Affari Interni conducono un’indagine sulla loro corruzione e chiedono aiuto allo sceriffo locale, mezzo sordo.
RECENSIONI
Segreti, omertà, connivenze, alterazioni delle prove, crimini al di sopra della legge. La sbirrolandia di Mangold assomiglia tanto alla Little Italy mafiosa di Scorsese: Keitel, De Niro e Liotta sono Quei Bravi Ragazzi. Ma Mangold ha anche un mondo poetico tutto suo: il personaggio del sorprendente Sylvester Stallone (coraggioso e in vena di cambiamenti: ingrassa e accetta una paga sindacale) non è altro che una variante del Pruitt Taylor Vince di Dolly's Restaurant, film d'esordio del regista. Anche lì si consumava uno struggente amore impossibile e il personaggio principale, bonaccione e commovente, salvava la bella, si lasciava scivolare addosso le ingiustizie della vita, fino al risveglio dal sonno del bolso. Mangold ha un talento particolare nel comunicare i sentimenti, studiare i caratteri, restituire con pathos il dolore di un'esistenza malinconica e perduta. La vita non è una favola, l'eroe non guadagna la principessa, l'onestà non è un giubbotto antiproiettile, ma può capitare l'occasione di scrollarsi di dosso il torpore della disillusione, del cinismo, di riprendere per mano quel fanciullo con la sua innocente pulsione idealistica e caricare gli arcigni mulini a vento senza paura della morte, forti solo del senso di giustizia. Occorre il cuore semplice di un bambino, "sordo" ai richiami all'ordine della logica del compromesso, del fine che giustifica i mezzi. Il Gobbo di Notre Dame avanza trasformandosi nello sceriffo eroico di tanti western, quello che impugna il fucile e attraversa la cittadina impavido: Stallone è protagonista di una soggettiva "sorda" e violenta semplicemente memorabile. Le note musicali (di Bruce Springsteen) alzano nell'aria il tasso d'accoramento e rabbia implosa, le sequenze altamente tragiche denunciano l'opera del Male, il senso morale e la sete di giustizia crescono in modo esponenziale: ora è da Michael Mann che Mangold va a lezione, urla il dolore con un'epica viscerale.