Horror, Recensione

MASTERS OF HORROR – FAMILY

Titolo OriginaleFamily
NazioneU.S.A./Canada
Anno Produzione2006
Genere
Durata60'
Sceneggiatura
Fotografia

TRAMA

Nella cantina della sua casa in un pacifico sobborgo del Wisconsin, Harold Thompson ama trafficare con i suoi arnesi. Tuttavia, il suo hobby non è innocente come potrebbe sembrare: con gli acidi squaglia carne umana, sui cavi elettrici fa stridere ossa e, scheletro dopo scheletro, dà vita a un «famiglia» tutta per sé.

RECENSIONI

Al primo appuntamento con i "Masters of Horror" John Landis aveva scelto un registro comico con una storia sciocchina, "The Deer woman", portata avanti con simpatia. Alla seconda prova, non cambia lo stile (pur sempre di commedia, seppur sopra le righe, si tratta), ma lo sguardo si affina. Nel mirino del regista americano c'è questa volta la quiete apparente dei quartieri residenziali. L'ordine esterno non trova allineamento con il furore delle viscere e il sorriso e l'ordinarietà di ciò che appare continuano a nascondere, come tanti ci hanno insegnato (da Hitchcock a Lynch, solo per citarne alcuni) segreti inenarrabili. Il protagonista è infatti un placido signore di mezza età che per combattere i suoi oscuri fantasmi si costruisce una famiglia su misura. La famiglia perfetta è composta dai cadaveri, squagliati con acido, di innocue vittime incontrate casualmente nel suo folle ma rassicurante vagare. Il greve soggetto, sceneggiato da Brent Hanley ("Frailty"), nelle mani di Landis diventa una piacevole commedia dai toni grotteschi. L'andamento è brioso, il ritmo scoppiettante, nonostante una fase di stallo prima del colpo di scena finale, e Landis si conferma un brillante dispensatore di brividi e risate. Quello che forse ci si aspettava, data la scelta di un soggetto incentrato sui valori della tradizione (casa e famiglia), era uno sguardo più corrosivo, una vena più caustica. Invece Landis, oltre a suggerire come l'idillio familiare possa essere raggiunto solo nella follia (la famiglia perfetta è quella fatta di cadaveri), punta dritto all'intrattenimento. Buon per lui, che sa come coinvolgere il pubblico, e anche per noi, che alla fine cediamo senza fatica al gioco. Più evidente, rispetto ad altri mediometraggi della serie, la matrice televisiva, vuoi per gli stacchi di montaggio e per il nitore del trucco (la famiglia di scheletri, pur nel macabro, è tutt'altro che realistica e costruita più per ridere che per spaventare), ma anche per il volto simpatico dell'ottimo George Wendt, già protagonista della serie tv "Cin Cin".