TRAMA
Ricevimenti, feste e cene di alcuni borghesi sono sempre interrotti per i motivi piu’ disparati.
RECENSIONI
Repetita iuvant: i riti borghesi si ripetono uguali a se stessi e sembrano indifferenti ai tanti ostacoli che ne frustrano i finali. Commedia surrealista destrutturata, priva di codici riconoscibili, di sfrenata invenzione, in cui i pasti non si consumano, la realtà non è mai così reale, confondendosi spesso col sogno o la finzione, in cui l'umanità borghese si incammina su una strada che sembra non condurre a nulla.
Caustico Bunuel, brandisce il rasoio e riduce a brandelli il velo ipocrita che avvolge una certa (falsa) morale, una certa classe, un certo modus vivendi. Come ne L'Angelo Sterminatore rinchiude le sue cavie in una gabbia metaforica e ne osserva sornione le reazioni. Miscellanea di generi, mescola di politica e cinema, satira e visionarietà, Le Charme è un melange libero e enigmatico, sul quale le interpretazioni si moltiplicarono divenendo ridda (pochi ricordavano quanto Bunuel subisse la malia della libera associazione) e che non perde un'oncia di aroma anche dopo decenni. Primo capitolo di un'ideale trilogia (altri due capolavori seguirono: Il Fantasma della Libertà e Quell'oscuro Oggetto del Desiderio), rimane un titolo simbolo di un'intera generazione cinematografara, bandiera iconoclasta (adottata anche da Hollywood: oscar come miglior film straniero), simbolo rivendicato da molti (troppi?), velenoso manifesto di sacrosanta dissacrazione e impietoso svelamento (l'onirica scena dei borghesi di fronte al pubblico di un teatro, a rappresentare un testo di cui non conoscono le battute).
Piccola cosmogonia (bunealiana) portatile. Il fascino indiscreto dell'anarchia.