TRAMA
Un anziano agente dei servizi segreti scopre le trame di un folle che vuole assassinare il Presidente degli Stati Uniti.
RECENSIONI
Una perfetta macchina da spettacolo, eccellente esempio del cinema statunitense tradizionale, canonico nella struttura e negli ingredienti, solo marginalmente (e in omaggio ai thriller degli anni settanta) inquinato dalla fine del Sogno Americano. Il complesso collettivo della ferita che riapre è l'assassinio di Kennedy, ma poteva essere benissimo anche il Vietnam o il massacro degli indiani. Clint Eastwood deve riscattare quell'onta (lui c'era, nel 1963, a Dallas, e fallì: grazie agli effetti speciali, Dirty Harry incontra JFK) per ridare fiducia nel Sistema e nelle Istituzioni, anche se si ammette che è lo stesso paese a generare i propri mostri. Sul Bene e sul Male è soffiato il vento della disillusione, ma l'eroe è quello che reagisce in modo positivo. Il cattivo di turno non ha più dei connotati totalmente negativi ma "deve" essere fermato. Questa l'ideologia (nemmeno tanto) subliminale della pellicola, a seguire i risvolti obbligati: la love-story, l'epopea dell'uomo solo contro tutti, il rapporto simbiotico fra killer e poliziotto e l'eroe intransigente ma con cuore, con cui Clint Eastwood ha costruito la propria fortuna d'attore. Non ha importanza, nel territorio di genere, la reiterazione di schemi collaudati: sono la messinscena, il pathos, la credibilità, le prove degli interpreti (straordinari Eastwood, Malkovich e la Russo) e la maestria tecnica a fare la differenza. E la pellicola dell'esperto Wolfgang Petersen (U-Boot 96, Prova Schiacciante) è tesa ed emozionante, avvincente e montata con talento, scritta (da Jeff Maguire) con l'ingegno di chi sa dosare a proposito il divertimento, il dramma psicologico, la tragedia e la paura. Straordinario lo "spogliarello" di armi e chincaglieria dei due agenti. I Servizi Segreti hanno collaborato (ovviamente) con piacere.