TRAMA
Un padre, un figlio in aperta campagna. Parlano.
RECENSIONI
Malgrado una finezza di scrittura non disprezzabile (i dialoghi padre/figlio, lontani dal naturalismo e prossimi alla stilizzazione poetica di Sokurov), l’opera prima dello sloveno Vlado Škafar è stucchevole e leziosa a livello di messa in scena (paesaggismo di maniera) e di imbarazzante ingenuità riguardo alle soluzioni di montaggio adottate. Il regista, infatti, non ci risparmia nulla dell’armamentario evanescente e bucolico di certo cinema d’autore slavo o russo, a partire dall’abuso di dissolvenze incrociate, mai narrativamente giustificate e quindi unicamente esornative, quando non terribilmente metaforiche: i protagonisti che ascendono verso il cielo azzurro svolazzando come nemmeno i clochard di Miracolo a Milano, il volto del protagonista che si incastona, alla maniera di un intarsio mal riuscito, ora sulla facciata della casa del figlio, come a dire “io ci sono, ti proteggerò”…, ora nel cielo stellato. Forse per superare la soglia del medio metraggio, il regista ha inserito nel finale estratti documentaristici che interrompono bruscamente il flusso finzionale, questo probabilmente per “aprirsi” al contesto socioculturale. Purtroppo, una tale improvvisa “apertura”, in effettiva contraddizione con la tipologia di sguardo umanista adottata fin là, conferma uno stile ancora acerbo e oscillante, tra citazioni e rimandi.
