TRAMA
Istanbul. I turbamenti del giovane Mertkan, vittima di un padre padrone ma incapace di reagire.
RECENSIONI
Vincitore del premio per la miglior opera prima, Coguniuk (“maggioranza”)è il doloroso ritratto di una gioventù nichilista e passiva, tristi figure che si muovono a stento in un paesaggio sociale e culturale dominato da opposte tensioni parimenti deleterie: oppressione e passività, spregiudicatezza e inerzia. Seren Yüce ha il coraggio di fare i conti e simbolicamente uccidere i Padri ideali della patria, mettendone in luce le bassezze e le meschinità, e al tempo stesso rivelare il vuoto esistenziale e l’incapacità di (re)agire dei figli, con uno stile spoglio e asciutto, fatto di campi medi e di dialoghi ridotti all’osso, e concedendosi un finale aperto. Il protagonista Mertkan, oppresso e represso da un padre “monstrum”, figura nella quale si cristallizzano i principi cardine sui quali si regge la società turca, è caratterizzato da una passività disarmante nella quale si crogiola onde evitare, forse, di perpetuare la mostruosità paterna. Un’atarassia che nemmeno l’amore riesce ad intaccare. Solo il finale preannuncia una metamorfosi: un’adesione totale alla maggioranza o un suicidio? La stretta conciliante tra Mertkan e il padre prefigura un imminente passaggio di consegne e una trasmissione generazionale di cinismo, di violenza, di brutalità, o un simbolico addio alla vita?