Fantascienza, Recensione

SFERA

Titolo OriginaleSphere
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1997
Durata133'

TRAMA

Un gruppo di scienziati viene mandato sul fondo dell’oceano per prendere contatto con un’entità aliena: all’interno di un’astronave trovano, “viva”, solo una gigantesca sfera.

RECENSIONI

I rappresentanti delle branche della scienza umana a contatto con l'ignoto, l'alieno, la paura. Il romanzo di base di Michael Crichton, autore ossessionato dal tema della scienza impotente dinanzi alle proprie scoperte, frustra uno ad uno i tentativi di governare un universo enigmatico ed impazzito da parte di Matematica, Fisica, Biologia, Scienza Militare e Psicologia. Anche la pellicola di Barry Levinson (che di Crichton aveva già portato sullo schermo Rivelazioni) stenta, per tre quarti della sua durata, ad uscire dagli schemi per affrontare i suoi Incontri Ravvicinati del Terzo TipoThe Abyss (misticismo alieno nelle profondità marine) incontra Il Tocco della Medusa (il potere distruttivo della mente sognante) e il computer Hal di 2001: Odissea nello Spazio, per spingere i topi in una trappola ad alta tensione, in una sorta di "Alien della mente". È curiosa, invece, e getta luce diversa sull’utilizzo degli stereotipi, la scelta degli sceneggiatori di presentare il racconto sotto forma di report scientifico, suddiviso in capitoli d'indagine/ipotesi che tentano di applicare alle incognite la logica deduttiva. La tesi, in una sorprendente parte finale, è che l'uomo non è ancora pronto per la "lampada di Aladino", incapace com'è di uscire da se stesso (leggi anche: dai moduli di rito utilizzati da un Levinson, a questo punto, cosciente dei rimandi archetipici effettuati) per autoanalizzarsi nelle fobie più recondite, debellando i sospetti che nutre nei confronti dell’estraneo=alieno. I veri alieni siamo noi, e questo non è un film di fantascienza ma una kolossale seduta psicanalitica nel mare magnum della mente, ferma alla pagina ottantasette del "20.000 leghe sotto i mari " di Jules Verne, quella in cui è descritto il mostro freudiano che ci blocca al confine fra il futuro immaginato da Isaac Asimov e la "zona del crepuscolo" di Rod Serling.