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TRAMA
Thad Beaumont ha una doppia vita artistica: pubblica con il vero nome i suoi romanzi più importanti mentre affida all’alter-ego George Stark la paternità di redditizi best-seller horror. Quando, ricattato, deciderà di inscenare in un’intervista la simbolica sepoltura di George Stark, questo gli si rivolterà contro…
RECENSIONI
La metà oscura è un film che torna alle radici della tradizione horror, alle radici della creazione artistica. Non è un caso che la storia prenda le mosse dal 1968, lanno in cui inizia la carriera su grande schermo del regista del Bronx, ma soprattutto non a caso ritornano gli uccelli assassini del capolavoro di Alfred Hitchcock, film che per molti versi ha inaugurato nel 1962 il cinema horror moderno. E anche lopera che doveva rilanciare Romero sul mercato e invece ne ha confermato lo stallo produttivo. Dal punto di vista tecnico il film mostra tutte le difficoltà nelle quali il regista si stava muovendo in quegli anni (problemi economici, incomprensioni con le major, disaffezione del pubblico). Il progetto infatti è pensato per il mercato delle videocassette e confezionato su standard televisivi.
Se dal punto di vista tecnico quindi non è un film da cui aspettarsi gli straordinari, la mostarda abbonda invece sotto il profilo artistico. Un grande Timothy Hutton, ex enfant prodige in cerca di rilancio, in un doppio ruolo che rappresenta una delle sue più gustose interpretazioni. Ma soprattutto una grande padronanza della messa in scena e una capacità di dare corpo allorrore che Romero dimostra di non aver ancora perso. Se nella trilogia degli zombi il regista si soffermava sui mali della società dei consumi, ne La metà oscura punta il dito sullindividuo, rigirando nella piaga del rimosso il proprio occhio implacabile fino a riportare alla luce il lato oscuro e represso dellessere umano. La storia (tratta dallomonimo romanzo di King) narra il tema del doppio malvagio tipico della tradizione fantastica attraverso le figure e i procedimenti del genere horror: ovvero centralità della messa in scena ed esibizione del gore. La messa in scena di Romero riesce ancora a dare il meglio di sé, sia nella costruzione della tensione attraverso luso espressivo della fotografia (dominata dai rossi e blu elettrici), sia nelluso degli effetti speciali. Il make-up infatti, nonostante le limitazioni del budget (che colpiscono soprattutto le immagini al computer) risulta ancora efficace e regala buone dosi di sangue e squartamenti (soprattutto nel finale).
In definitiva La metà oscura rimane un film a sé rispetto alla produzione romeriana. Lorrore vi è avvicinato in virtù delle sue qualità plastiche: non cè ricerca delle sue cause, non ci sono ambiguità percettive, non vi è alcun messaggio sociale. È un orrore che appartiene alla messa in scena viscerale e alla sfera del soprannaturale accettato (per usare le categorie analitiche di Todorov [1]) senza alcun discorso o significato ulteriore. È un opera interessante per il futuro del regista, soprattutto in questo momento che precede luscita del quarto capitolo della saga degli zombi. Romero tornerà a riflettere in profondità sui mali della società moderna o si limiterà a calcare la mano sugli effetti speciali gore, magari con laiuto della computer grafica (ho continuato a lavorare con i miei metodi, quello che si vede sullo schermo è stato realizzato sul set, ci sono solo un paio di scene in CGI che erano necessarie [2])?