Horror, Recensione

LA NOTTE DEI MORTI VIVENTI

Titolo OriginaleNight of the Living Dead
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1968
Genere
Durata96'

TRAMA

Una casa di campagna diviene rifugio e gabbia per un gruppo eterogeno di persone, assediate dagli zombie (ghouls).

RECENSIONI

Senza spiegazioni il pericolo c'è ed insegue la povera Barbara in un cimitero, da qui alla casetta isolata. Un gruppetto di uomini e donne s'affanna per trovare una fuga, si aggrappa alle notizie di radio e televisione, gruppi capitanati dallo sceriffo si sono mobilitati per fare fuori questi morti che sono tornati a camminare, inseguire, mangiare i vivi. Ma non v'è salvezza, il potere, meglio chi se ne fa portatore, una costante romeriana non da poco, è idiota: lo sceriffo ed i suoi scagnozzi, altrove l'esercito ed i politici sono evidenti emanazioni di una dimensione decerebrata in cui azione ed inazione si specchiano nella semplice stupidità. Non un istinto individualista ma la condensazione dell'umanità in un gruppo (la trilogia degli zombi, the Crazies, Knightriders) anche non coeso ma che si dimena, tenta, il tentativo appunto è la possibilità di salvezza. Se "Night of the living Dead" abbozza appena queste tematiche, rimanendo un caposaldo dell'horror che si libera del gotico/romantico per farsi dimensione civile moderna, è nella (per ora) trilogia che le strutture si stringono limando suture che conducono ai finali magnifici delle opere di Romero. Alla fine della notte le speranze si sbriciolano: se ancora non c'è lo stile marcato, di certo, è il concetto a dominare il primo capitolo, in semplici quanto improvvise innovazioni nel genere e nella politica d'approcio ad esso. L'eroe nero, il borghese bianco viscido e timoroso, le prime figure femminili che si stagliano, l'orrore che si spalanca perché la paura ha la nostra stessa forma, i tratti dell'uomo: si muovono lentamente, con insicurezza, deboli singolarmente ma pervicaci, si moltiplicano e come l'acqua rompono la roccia delle certezze, lo sgretolamento d'un mondo che si crede stabile, vittorios ma si rivela null'altro che gabbia, sempre più stretta, sempre più chiara è l'utopia, la bianca spiaggia da raggiungere cancellato ogni segno dell'umanità (Fuga da LosAngeles?). Gli ambienti nella trilogia si faranno più significativi, cubicolari: il gruppo in difesa ci si muove separato, incerto chiuso nelle ortogonali schiacciate dal cinemascope, gli zombi (parola che in originale compare solo un paio di volte) invece riempono, divengono a loro volta mura di distruzione. Night of the Living Dead dunque è lo strappo che permetterà la progressione di "dawn of the Dead" e "day of the Dead": la tensione politica, antropologica esploderanno con sarcastica evidenza, qui un minor livello di formalizzazione scuce ogni certezza e, per paradosso ridicolo, apre un futuro, seppure di distruzione.