Biografico, Drammatico, Recensione, Sportivo

THE BLIND SIDE

TRAMA

Un ragazzo emarginato – senza padre, madre tossicodipendente – viene ospitato e poi adottato da una benestante madre di famiglia. Grazie al suo aiuto riesce ad affermarsi come campione di football.

RECENSIONI

Sebbene The blind side in patria sia stato un campione di incassi, in Italia è uscito direttamente in dvd e su pay tv, forse perché si temeva che l'ambientazione (le dinamiche dei college, il mondo del football) risultasse troppo americana. Numerosi sarebbero invece stati gli spunti di riflessione validi anche per il moderno contesto multirazziale italiano. Basato su una storia vera, non può essere definito un film a tematica sportiva, perché questa rimane in fondo secondaria. E' piuttosto una pellicola su una storia famigliare di adozione e, di riflesso, sull'ennesima realizzazione del sogno americano. Il protagonista è sotto ogni punto di vista un diverso: nero, sbandato, fisicamente inconsueto. La famiglia che, d'istinto, decide di prendersi cura di lui, è invece perfettamente wasp. Il film descrive non solo il processo di accettazione e la nascita di un affetto profondo che abbatte le barriere, ma anche il reciproco arricchimento che ne deriva (si legga: essere ricchi e apparentemente appagati non basta). Buoni sentimenti e morale incoraggiante, dunque. La caratterizzazione "tosta" della protagonista, dall'emotività "stile cipolla", evita almeno in parte i toni eccessivamente melensi. Anche il ragazzo è decisamente amabile, proprio perché la sceneggiatura non esagera (rimane spigoloso, silenzioso, addolcito soprattutto dal tratto dell'istinto protettivo). Ne risulta un film delicato anche se un po' banale, che riesce a presentare lieto fine e sentimenti edificanti senza spudoratezza. I luoghi comuni non mancano - si pensi all'atteggiamento e le uscite delle "amiche" dell'insalata - ma la struttura della pellicola, lineare e corretta, può permettersi di rinunciare a facili colpi di scena ed accelerate commerciali, anche perchè già forte di una materia altamente empatica. Si sarebbe invece potuta evitare qualche scivolata nel didascalico: nel finale si mostra come ragazzi cresciuti nelle stesse condizioni possano andare incontro a destini completamente opposti - tragici o di riscatto - in base alle persone che incontrano ed alle possibilità che vengono o non vengono offerte loro. Buona scelta di cast. Gli addetti ai lavori sono da subito apparsi fortemente decisi ad attribuire l'Oscar alla Bullock, nonostante i suoi numerosi detrattori. Non che reciti male, ma probabilmente aveva avversarie più meritevoli, questo ha tanto il sapore di un riconoscimento al box office.