Drammatico, Recensione

LA PAROLA AMORE ESISTE

NazioneItalia
Anno Produzione1998
Durata80'

TRAMA

La nevrotica Angela si innamora di un timido violoncellista…

RECENSIONI

Il mondo di Angela è composto di linee numeri colori che si succedono si alternano si rincorrono senza darsi (né darle) pace: il mondo è un aggregato di forme ostili che la condannano a rispettare rigide regole di comportamento. L’inferno è chiunque altro: la madre e l’analista congiurano ai suoi danni, persino gli estranei ce l’hanno con lei. Almeno, questa è la visione di Angela. In un simile panorama, ecco l’eventualità di un amore per un musicista, come lei cronicamente “sfasato” rispetto agli altri, tanto da non riuscire a cogliere i numerosi ami lanciatigli dalla ragazza; il finale lascia la porta socchiusa a nuovi sviluppi. Dramma giocoso degli equivoci amorosi, classico e al tempo stesso spiazzante, “La parola amore esiste” è lieve e pudico quanto il suo titolo. L’esistenza dell’amore non potrà essere appurata che nel corso del tempo, e il film stesso è una lunga, minuziosa, a tratti sadica preparazione di un’epifania sentimentale. Provvisoriamente, si può (si deve) cercare una parola che definisca non tanto la passione, quanto l’amara delizia della ricerca. Calopresti si riserva, come attore, l’ingrato ruolo dell’analista-giudice (risolvendolo con sobrietà), ma, da regista, non ripete i metodi del suo personaggio: collocando la macchina da presa a una “distanza di sicurezza”, rinuncia agli eccessi di emotività (non all’emotività tout court), plasma un orizzonte di piattezza esistenziale plausibile (e, almeno in parte, condivisibile), inserisce sprazzi di un’ironia che non “demolisce” i personaggi, ma li rende più contraddittori e sfaccettati, vivi nelle loro ansie, nei loro dolori insignificanti (per un osservatore esterno), nel loro timore di poter essere felici. Perché l’amore è una parola tanto grande da fare paura. O è un falsopiano? Bruni Tedeschi ha il copione perfetto per un’esecuzione da virtuosa del suo abituale personaggio nevrotico; Bentivoglio sfuma con intelligenza e (auto)ironia un carattere potenzialmente ridicolo. Eccellente il cast di contorno, Confalone e Nicolodi su tutti.