Azione, Recensione

EXILED

Titolo OriginaleFangzhu
NazioneCina/Hong Kong
Anno Produzione2006
Genere
Durata98'
Fotografia
Scenografia

TRAMA

Macau, 1998. Gli stanchi sicari si chiedono dove finirà il loro viaggio. Nel malessere di fine secolo, due killer di Hong Kong hanno il compito di neutralizzare un membro che ha tradito l’organizzazione e sta cercando di cambiare vita, con la moglie e un figlio appena nato. Quando compariranno altro due ex soci ci sarà un dilemma da risolvere.

RECENSIONI

Prova superlativa per Johnnie To, regista solitamente molto prolifico e, per questo, sottovalutato alquanto dalle giurie dei Festival (quella presieduta dall’equilibrata Deneuve non ha fatto eccezione). Peccato, perché Exiled lo trova in grande spolvero e rappresentava l’occasione giusta per dare un riconoscimento a un grande cineasta che qui si conferma anche supremo tessitore di atmosfere, oltre che mirabolante interprete dell’estetica della morte. Basterebbe lo straordinario inizio a chiudere la partita, venti minuti in cui accade di tutto (si chiudono con un colpo di genio: i killer che riparano i danni provocati) e che funge da fondamentale premessa: To non sta applicando soltanto degli stilemi, ma li sta anche ribaltando, li va evocando per smentirli e ricrearli (la sparatoria nella casa del medico è un balletto di corpi, tendaggi, porte che volano leggere come farfalle: un’installazione artistica da riguardare a piacere). Opera che all’altissima fattura coniuga una stilizzata drammaturgia; cinema di infartuante bellezza che scaturisce da un senso della costruzione dell’immagine senza pari; l’invenzione è costante, l’approccio, quasi sperimentale, prescinde dal genere. Un capolavoro. E basta.

Johnnie To, considerato uno dei più abili registi di azione di Hong Kong, da qualche anno è apprezzato anche dalla critica. Un po' come successe con John Woo, salvo poi rinnegarlo quando la sua fama sarà mondiale e non circoscritta all'oriente e ai festival internazionali. Comunque sia, e sarà, i festival europei se lo contendono. Già in concorso a Cannes con "Election", quest'anno è entrato nella selezione ufficiale di Venezia con "Exiled", definito il seguito ideale di "The Mission", uno dei titoli più amati dai fan. Difficile, per i non patiti del genere, appassionarsi a storie di ordinari scontri tra appartenenti alle Triadi, i gruppi mafiosi che controllano le metropoli cinesi. La sceneggiatura è un abile compendio di doppi-giochi, sicari, amicizie virili e pallottole a volontà. Ciò che fa la differenza è lo stile di To, con sequenze d'azione che sono un vero e proprio spettacolo per gli occhi (i primi dieci minuti di film in questo senso sono straordinari) e personaggi che diventano elementi di una coreografia dove ritmo ed eleganza si intrecciano armoniosamente. Nel balletto di spari che ne consegue le pallottole paiono l'innocua parte del tessuto musicale e visivo delle sequenze. Invece succede che, nonostante la leggerezza dell'impianto, le armi da fuoco uccidano per davvero, creando un contrasto che finisce per stonare. A lasciare qualche perplessità è ancora una volta l'umorismo inopportuno, con dettagli comici e caricaturali (la baldanza di tutti i personaggi, alcuni botta e risposta, il grottesco delle situazioni) che finiscono per stridere con le pretese di tensione del racconto. L'ambientazione, altro classico per i film d'azione di Hong Kong, è a Macao nel 1998, anno di svolta in cui tutti cercano di fare più soldi possibili prima che la colonia portoghese torni sotto il controllo della Cina.