Horror, Recensione

BLU PROFONDO

Titolo OriginaleDeep Blue Sea
NazioneU.S.A.
Anno Produzione1999
Genere
Durata101'

TRAMA

Degli squali dalla struttura genetica alterata vengono impiegati per sviluppare una cura contro l’Alzheimer. Peccato solo che i pescioni mutanti siano diventati anche superintelligenti e comincino a combinarne di tutti i colori…

RECENSIONI

Il capolavoro di Renny Harlin. Erroneamente scambiato per un onesto mestierante specializzato in prodotti di scarso interesse, il regista finlandese si profila, con la sua carriera costellata di sfide, poco meno che eroico: ha dato forma coerente alla svolta grottesca della serie Nightmare inaugurata dal terzo episodio(A Nightmare on Elm Street IV: The Dream Master), ha accettato di girare un sequel atteso e rischioso come Die Hard 2, ha rivitalizzato uno Stallone sull’orlo del precipizio con l’ottimo Cliffhanger per poi cristallizzarne la tragica deriva autocelebrativa di Driven (scritto dallo stesso Sly); Deep Blue Sea è però il Renny Harlin che resterà, quello che lo ricapitola e lo consegna ai posteri. Da uno spunto talmente idiota da risultare simpatico (squali mutanti, scienziati che “giocano a fare dio”, multinazionali senza scrupoli, eroi duri e puri), il maghetto finnico tira fuori dal cilindro un piccolo miracolo di tensione, ironia, ritmo, suspense e sorprese che ha forse nel solo Aliens di Cameron il precedente “concettualmente” più vicino. Deep Blue Sea, però, non è solo un action-movie di perfezione metronomica; è costellato di sequenze memorabili, una delle quali chiarisce oltre ogni ragionevole dubbio perché Renny Harlin è Renny Harlin e non un qualunque Peter Hyams o, peggio, Stephen Hopkins: dal momento in cui lo squalo viene anestetizzato e issato nel laboratorio, all’inondazione del laboratorio stesso ci sono più di quindici incredibili minuti di Cinema che definire “da manuale” sarebbe eufemistico se non parzialmente offensivo; ma non è tutto. Deep Blue Sea cela, sotto una scorza tramica apparentemente stereotipata e stravista, un cuore eversivo che consapevolmente gioca con gli stereotipi (“il nero” che dice che morirà perché nei film succede così)  e si permette “colpi di scena” veramente imprevedibili ¹ che dotano Deep Blue Sea di un plusvalore fuori dagli schemi, obliquo e decentrato. Inaspettatamente decenti le musiche di Trevor Rabin (ex YES), che di solito è capace di molto peggio.