TRAMA
Chad convince l’amico e collega Howard a prendere una rivincita sulla vita e le donne; Christine, sorda e carina capita a fagiolo.
RECENSIONI
Carne cartilagine e rancore. L'essere umano di sesso femminile nelle parole di Chad (Aaron Eckhardt) è più di un nemico, quello, nelle forme più disparate, si trova al lavoro, è una gramigna utile e piacevole che si insedia nella cattedrale dell'uomo, il suo corpo, la sua casa, la sua vita e per dispetto costruisce e distrugge. Howard è suo amico, "fratello d'università" e, per il nuovo compito, superiore. La realtà, la verità momentanea, pronta a ribaltarsi, compare troppo tardi, sono parole, flussi di acide e sarcastiche parole che corrodono le certezze sostituendosi come simulacri del mondo, dello sguardo su di esso, sentimentale o d'orientamento. Colletti bianchi, white shirts, white shits, yuppies nuovi o residuati, in perenne tensione dissimulata perché quando si lavora "si può essere chiunque" e qualunque cosa, tradire e distruggere per vendicarsi, ma pure fingere e costruire, nascondere la verità e rubare monetine cadute ad un amico. In compagnia degli uomini, nella società degli uomini. Tutto si vende e si cede, la prospettiva metafisica è accuratamente evitata, gli uomini, se si ha l'ardire di riconoscere che lo sono, parlano e si rincorrono, dietro a vetri d'ufficio, nei cessi, nella pausa pranzo e invadono l'aria con discorsi, barzellette, piccolezze e rivalse ignobili ma, al fondo, atrocemente, utili. Christine ha la sventura di essere il perfetto obiettivo, debole e fragile, sorda che "parla come il delfino Flipper": deve soffrire ma come in ogni piano ben organizzato ogni elemento ha più funzioni che stringono al fine. Neil LaBute, all'esordio cinematografico, apre piaghe d'umanità che vengono solitamente nascoste, freddo e sottilmente morale - il punto di vista mai strettamente oggettivo, senza essere parziale - compone episodi, scanditi per settimane, quelle di durata dell'incarico, con dialoghi formidabili, imbarazzanti e feroci, struttura i quadri fondamentali con gusto simmetrico ed iperrealista, anche se di discontinua riuscita e chiude l'opera con una lucidità agghiacciante. Senza alcuna faciloneria alla "American Beauty".
Il trio d'attori Eckhardt, Malloy, Edwards è stratosferico.
