TRAMA
Alla cerimonia di diploma di uno dei figli la proprietaria di una pasticceria di Santa Barbara, con la complicità di qualche bicchiere di troppo, passa la notte con l’ex marito, da cui è divorziata da più di dieci anni. Si troverà così a diventare l’amante dell’uomo, nel frattempo risposatosi con una ragazza molto più giovane. Il tutto mentre un timido architetto si sta pacatamente facendo avanti.
RECENSIONI
Insieme a Nora Ephron la veterana Nancy Meyers si può considerare la regina della commedia americana al femminile. Un girl power che si traduce in grandi opportunità affettive per le sue protagoniste, alle prese con giovinetti follemente innamorati di donne navigate (Tutto può succedere), donne navigate indecise tra più di un contendente (È complicato) e uomini che, senza spaventare nessuno, ruggiscono ostentando la loro virilità (il Mel Gibson di What Women Want - Quello che le donne vogliono in primis). Il luogo comune cinematografico, a Hollywood ma non solo, vuole la donna co-protagonista sinuosa o protagonista cazzuta, in ogni caso giovane, bella e, più o meno esplicitamente, volitiva. Attraverso il suo cinema la Meyers cerca invece di ricomporre i pezzi di una figura femminile a tutto tondo, quindi anche di mezz'età, spettinata e tutt'altro che risolta. Il risultato cerca la verità delle rughe, ambisce alle mezze tinte e rivendica il diritto alla felicità anche per chi è più vicino alla menopausa che al primo amore, ma si rivela più interessante nelle premesse che nei contenuti. Trova infatti la forma di una gradevole, quanto innocua, pellicola per signore altolocate in cerca di un diversivo consolatorio tra un te delle cinque e una rivista patinata. Difficile, infatti, credere alle iperboli previste dalla sceneggiatura, che vede una piacevole over 50 contesa tra l'ex-marito, da cui è divorziata da più di dieci anni ma con cui ha ritrovato la passione, e un placido architetto ancora traumatizzato dalla non così recente separazione. Uomini sfacciati o timidi, in ogni caso ancora una volta docili, o addomesticabili, e fermamente intenzionati a non trascorrere da soli la vecchiaia. Il modello di riferimento è la commedia sofisticata americana e la Meyers ne ricalca con professionalità, ma anche poca fantasia, i cliché. Ecco quindi la problematicità di sentimenti e conflitti risolversi in case da sogno, tra lacrime e sorrisi, insieme a tutte le più tipiche ossessioni made in Usa: lo spettro degli interventi estetici, la sbandata per chi è molto più giovane, le chiacchiere sopra le righe tra amiche, l'unità familiare nonostante tutto, la cucina francese, le videochat sporcaccione, il sesso sbandierato ma vissuto con senso di colpa, ancora gli strizzacervelli, e ancora pure Oprah Winfrey. Ma l'ossessione che domina sull'intero tessuto narrativo è l'impossibilità di vivere felici al di fuori del rapporto di coppia, per la Meyers punto di arrivo obbligato di ogni esistenza davvero appagante. Se al di là della tesi, un po' frusta, il sentire dei personaggi ogni tanto si affaccia è grazie alla scorrevolezza dell'insieme, a qualche momento azzeccato (il diverso modo di vivere la nudità della coppia ritrovata) e al carisma del cast: Meryl Streep ride tanto, forse troppo, ma padroneggia il personaggio con disinvoltura senza prevaricarlo; Alec Baldwin ironizza sulle sue pessime condizioni fisiche con un certo brio; mentre Steve Martin, rattrappito in un ruolo mesto, non stona ma pare un po' sprecato. A inceppare l'oliato meccanismo sono più che altro i momenti comici, che ripescano gag vecchie come il cucco (l'uomo geloso che spia la sua preda dalla finestra e fa un capitombolo; la coppia che si incontra in gran segreto nello stesso albergo dove la figlia sta organizzando il suo matrimonio), qualche caduta di stile (scatta la passione e l'innaffiatoio automatico comincia a spruzzare), i troppi finali in cui il film si dilunga e l'idea, sempre presente, che la vita, quella vera, sia altrove. A meno di non ritenere davvero che basti dare un tiro a una canna per strabuzzare gli occhi e rendere una serata indimenticabile!