Commedia, Recensione

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

NazioneItalia
Anno Produzione1971
Genere
Durata103'

TRAMA

Un magistrato solitario, integerrimo e implacabile, indaga sulla morte di una ragazza; i suoi sospetti si appuntano sull’industriale Santenocito, brillante, corruttore e sprezzante. Quando il giudice avrà nelle proprie mani la prova dell’innocenza del potente indiziato, la distruggerà.

RECENSIONI

Nel corso del decennio (1962-1971), il protagonista del Sorpasso si trasforma nell'ingegner Santenocito. L'euforia vitalistica e compulsiva del boom si è convertita, per la straordinaria fragilità culturale del paese, in furia d'accumulazione ed egoismo senza scrupoli, evidenziando un profilo protervo: antropologia della speculazione, dell'avidità, della sopraffazione ribalda, di sicuro benché epidermico effetto nell'incarnazione offerta da Gassman. La stagione della commedia all'italiana volge al termine; questo ne è uno degli ultimi esempi degni di nota, e coglie con asprezza ma senza albagia le minacciose storture d'una società estranea a ogni senso di responsabilità collettiva. Per contro, il lato brillante del film è invecchiato male: privo di smalto, le trovate logore, le concessioni alla macchietta vistose. Il difficile equilibrio tra humour e serietà viene compromesso da un nero pessimismo che conduce la vena sarcastica ai lidi dell'apologo estremo; in questa luce, la scelta del giudice integralista - cui la sceneggiatura e ancor più Tognazzi donano rapide ombre di amarezza, solitudine, rancore - è l'unica possibile per avere ragione di un male sociale e politico altrimenti invincibile, capace di farsi scudo della stessa legalità per raggiungere i suoi cinici scopi. Interessante è il modo in cui nel corso degli anni è stata valutata l'ultima sequenza; sulle prime fu malamente sovrapposta alle gesta dei pretori d'assalto - il cui contrasto con la rilassata giurisprudenza delle Alte Corti derivava non da intenti eversivi ma dalla frattura culturale prodottasi grazie a una generazione di magistrati nati con la Costituzione - poi venne considerata antesignana della stagione di Mani Pulite: in ogni caso, paradigma d'un grave uso ideologico della giustizia. Ma quel gesto, d'ovvia e banale inaccettabilità se considerato al di sotto della soglia metonimica, dice soprattutto il senso d'impotenza a fronte dell'apoteosi del mostruoso carattere italiano. Note malinconiche e delicate sono riservate al personaggio della bella e sciagurata ragazza; un registro anticipatore del crepuscolare epicedio di Profumo di Donna e della cupezza intimista di Anima Persa.