TRAMA
Il caso fa incontrare a un angolo della strada Lisa e Giorgi, che si innamorano a prima vista. Tuttavia un malefico incantesimo li trasforma, rendendo impossibile ai due di riconoscersi.
RECENSIONI
Un ragazzo e una ragazza, un colpo di fulmine che li fa innamorare, un sortilegio misterioso che li separa: Lisa e Giorgi si risvegliano la mattina dopo il loro primo incontro in corpi nuovi e sconosciuti, e non sapranno più riconoscersi. Intanto a Kutaisi è estate, i cani randagi girovagano per le strade, l’Argentina di Leo Messi gioca i mondiali. L’opera seconda del georgiano Alexandre Koberdize prende le mosse da un’idea strampalata – è un film fantastico, dopotutto, ma senza effetti speciali – e poi vira altrove, si concede licenze poetiche, si prende la libertà di aprire lunghe parentesi e di girare a vuoto. Koberidze osserva la vita quotidiana di una città con piglio da documentarista osservativo, ma non può evitare di scorgere, tra le pieghe di ciò che filma, gli indizi di storie segrete e silenziose. Ogni luogo è narrativo, ogni cosa ha una voce: gli animali sono protagonisti, gli oggetti parlano, persino il vento ci mette lo zampino. Dentro al film convivono tante anime - una love story, una sinfonia urbana, una favola surreale - ma la missione è sempre la medesima: sparigliare le carte, ridiscutere le gerarchie tra le creature, costringerci a osservare da vicino ciò che nessuno si prende la briga di guardare. Il cinema di Koberidze ricerca programmaticamente l’invisibile, e vive della tensione tra ciò che si può mostrare e ciò che si può soltanto immaginare. L’atmosfera fiabesca e sospesa, il realismo magico che ne derivano schivano abilmente l’eccesso, non indugiano nell’autocompiacimento, resistono alla tentazione di una stucchevole “poesia delle piccole cose”: se si guarda all’infinitamente piccolo non è per posa o per simulato francescanesimo, ma per una autentica vocazione animista, per propensione naturale all’osservazione incantata del mondo. A un certo punto tra Lisa e Giorgi ci si mette una troupe cinematografica che li costringe loro malgrado ad apparire sullo schermo, e sullo schermo Lisa e Giorgi si vedranno finalmente per quelli che sono: il cinema serve a scorgere quello che sfugge a occhio nudo, a riconoscere se stessi, a scoprire quel prodigio che è il mondo intorno a noi. Lo sguardo di Koberidze condivide la meraviglia dei pionieri del cinema, la purezza del loro stupore di fronte a un incantesimo meraviglioso: il cinema è un atto d’amore.
Che cosa vediamo quando guardiamo il cielo? Qualsiasi cosa, ci dice Koberidze: basta saper guardare.