Azione, Horror

LEGION

TRAMA

L’angelo Michele disobbedisce a Dio che, stufo dell’umanità, la vuole sterminare. Si fa uomo e corre a proteggere un nascituro, futura salvezza del genere umano, in una stazione di servizio nel deserto. Uomini posseduti attaccano.

RECENSIONI

Angeli o Zombi?

Mago degli effetti digitali, prima per la ILM di Lucas poi con la sua The Orphanage, Stewart esordisce con un horror epico e biblico, dalle premesse intriganti: per il Giudizio Universale, ribalta l’Apocalisse con i demoni che sono angeli e il nascituro che non è l’Anticristo. La sua regia ha il vezzo di montare sequenze brevi di dettagli per raccordi poco esaustivi ma, almeno all’inizio, sa immergere nell’atmosfera giusta fra cieli neri e l’incedere solenne del sempre carismatico Paul Bettany. Il Dio crudele dell’Antico Testamento, il genocidio alle porte, l’allegoria dell’umanità (posseduta) che annienta se stessa, ancora Giuseppe e Maria, blackout generalizzato…e Stewart che fa? Si chiude in una stazione di servizio nel deserto (Paradise Falls…) e aspetta, per tutto il film, l’assedio degli zombi! Propone, per l’ennesima volta, il cinema di Carpenter e Romero: l’attacco della vecchietta-ragno e del gelataio allungabile sono inquietanti, ma questa scelta castra comunque il film e lo spettatore, desideroso di sapere cosa accade là fuori, costretto invece a sorbirsi, fra un assalto e l’altro, un microcosmo rappresentativo (?) dell’umanità da salvare (perché?) pervasa dai sensi di colpa. Ci si adagia nella sicurezza delle quattro mura (= usurate coordinate di genere) anziché elaborare uno spunto notevole, munendosi di uno sguardo più “universale” sulle modalità della Fine, magari tentando anche una dialettica Uomo-Dio. Non giova il confronto con Gregory Widen che, con il suo L’Ultima Profezia (su di una guerra civile fra angeli), era riuscito a inventare, dire ed evocare molto di più. Il basso profilo (costringere il potenziale in una gabbia) è confermato da ingredienti improbabili: senza spiegazioni, è difficile immaginare l’Onnipotente che s’affida a degli indemoniati che temono le pallottole, o che arma i suoi cherubini con mazze ferrate. Ma il territorio è, per fortuna, quello del B-movie, con evidenti “blasfemie” (Dio e chi per lui che fa leva, con l’inganno, anche sui buoni sentimenti per sterminare i superstiti; il Padre che, stavolta, vuole uccidere il Figlio) e/ma poche sottolineature teologiche (basta un dialogo: “Tu gli hai dato quello che ti chiedeva, io quello di cui aveva bisogno”).