Horror, Recensione, Sentimentale

THE TWILIGHT SAGA: NEW MOON

Titolo OriginaleThe Twilight Saga: New Moon
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2009
Durata130'
Sceneggiatura
Tratto dadall’omonimo romanzo di Stephenie Meyer
Montaggio
Scenografia

TRAMA

Edward si rende conto che la sua presenza rischia di mettere in pericolo la vita dell’amata Bella e decide di allontanasi da lei. Sola e sconsolata, Bella trova conforto nella compagnia di Jacob Black. Ma Edward e Bella sono destinati a incontrarsi ancora.

RECENSIONI

Povera Bella! L'avevamo lasciata trepidante e angosciata, tutt'alto che incerta tra la ragione (cercarsi un ragazzo meno problematico) e il sentimento (farsi vampirizzare da Edward in modo da accedere all'immortalità), e la ritroviamo sedotta e abbandonata, con il suo bello che per non costringerla a una vita eternamente errante la lascia a un malinconico destino di solitudine. A consolarla ci pensa un nuovo amico, il massiccio Jacob, ma anche questa volta dietro agli sguardi d'intesa si annidano ombre. Si tratta infatti di un licantropo, nemico giurato dei vampiri e preda, anche lui inevitabilmente, di istinti difficilmente domabili. In attesa che il prossimo spasimante sia il figlio della Mummia, o magari un X-Men di passaggio, la sempre più contrita Bella deve decidere tra i vecchi amori sempre nel cuore, ma lì solo residenti (al limite visibili in fugaci apparizioni pseudo-oniriche, assenti nel libro di Stephenie Meyer ma necessarie per non sottrarre Edward alle fan adoranti nella prima parte del film), e le nuove tentazioni, invece più a portata di mano. Spogliando la struttura del racconto della cornice scolastica e confinando l'horror ancora di più nel soggetto che nelle sue implicazioni, la sceneggiatrice Melissa Rosenberg punta tutto sull'esaltazione dell'amore romantico. Ti amo ma non posso averti. Vorrei averti ma rinuncio a te per il tuo bene. Non è quindi un caso che Bella dorma con accanto, ben in evidenza casomai non fosse abbastanza chiaro, una copia di "Romeo e Giulietta" di Shakespeare, materia di studio a scuola. E non è sicuramente un caso che uno dei dialoghi più toccanti sia recitato da un convinto Edward ma tratto proprio dal testo del celeberrimo drammaturgo inglese. Di suo il regista Chris Weitz non ci mette granché, limitandosi a raccogliere con professionalità l'eredità visiva creata dalla uscente Catherine Hardwicke. Il risultato ci guadagna solo dal punto di vista tecnico, grazie anche a effetti speciali non formidabili ma più riusciti (peggiorare, comunque, era difficile), ma perde la freschezza del primo capitolo e quei dettagli d'ambiente e nei caratteri (molto meno spazio ad amici e familiari) che garantivano agganci alla contemporaneità. L'impostazione più classica toglie quindi originalità agli sviluppi e relega l'azione a una successione di eventi sulla carta memorabili, negli effetti piuttosto sconclusionati a causa di una sceneggiatura che scricchiola in più punti: l'innesto dei Volturi non evita il grottesco (l'effetto "carnevalata" è dietro l'angolo), il ritorno dei vampiri "cattivi" vagola tra il superfluo (l'improponibile Laurent) e l'implausibile (la vendicativa Victoria avrebbe potuto liberarsi di Bella in più di un'occasione) e la parte ambientata a Volterra (in realtà Montepulciano) è appiccicatissima e talmente rapida da non avere alcuna consistenza drammatica. Alla fine, tra palpiti del cuore, autolesionismi strategici, sfide continue, moti irrazionali e antiche contese, a uscirne a testa alta non è tanto l'amore casto e puro dei due protagonisti (anche un po' noiosetti nello sdilinquirsi in continuazione con una certa tendenza al masochismo), quanto i due attori che quel sogno, pare ambito da milioni di teen-agers in tutto il mondo, sono chiamati a incarnarlo. Sia Robert Pattinson che, soprattutto, Kristen Stewart, sono infatti belli e bravi ed è grazie a loro se la palpebra non cede completamente alla convenzionalità dei conflitti e alla grevità dei sentimenti. Discorso a parte per la new-entry ululante Taylor Lautner. Se il talento si misura in chili il suo futuro di star è assicurato, ma impostare il suo personaggio esclusivamente sulla prestanza fisica, il più delle volte esibita sfidando il ridicolo, non favorisce di sicuro l'empatia con il pubblico. Il vero mistero, che la sceneggiatura non scioglie, resta capire come diavolo faccia Bella, anche solo per poco, a subirne il discutibile fascino. Considerazioni di costume (piuttosto aderente) a parte, comunque, The Twilight Saga: New Moon segna un passo indietro rispetto a Twilight.

Successo mondiale fra adolescenti a parte, questo secondo capitolo, con il cambio di regia (il primo era di Catherine Hardwicke), frana in territori insostenibili: Chris Weitz è troppo “glamour” per saper gestire con equilibrio un racconto che, molto più del precedente, si fonda fino alla nausea sui patemi d’amore, che restituisce in modo artificioso, enfatico ed ammiccante. Hardwicke ha avuto l’accortezza di palesare la vera natura dei romanzi di Stephenie Meyer, il dramma d’amore adolescenziale mascherato con l’horror, valorizzandolo con la naturalezza di sguardi, tremori, sorprese, incanti. La storia d’amore di Weitz somiglia più ad una scadente versione teatrale di Romeo e Giulietta (stracitato), con dialoghi finti ed aulici: ha le sue colpe il materiale di base, che passa dal tormento “Sono stata lasciata da un vampiro” a quello “Sono stata lasciata da un licantropo” e le due ore e più di visione sono spossanti, per nulla attenuate dall’Underworld messo in piedi (La Nuova Luna annuncia il protagonismo dei lupi), di una banalità mostruosa. Mentre Bella soffre, resta poco da segnalare: un soundtrack indie ancora curioso, qualche secondo d’azione con lupi giganti (effetto digitale non eccelso, soprattutto per quanto riguarda gli occhi), l’escursione a Volterra/Montepulciano e quella alla corte dei Volturi con un impagabile Michael Sheen.