Comico

BRÜNO

TRAMA

Bandito per le sue intemperanze dal mondo della moda, il giornalista austriaco Brüno decide di diventare una star di Hollywood.

RECENSIONI

Tre anni dopo, Borat torna negli Stati Uniti, nelle succinte vesti di un fashion guru che sembra evaso da The Producers: il viaggio si ripete come da (assente) copione, con qualche novità. La parabola di Brüno è squisitamente mediatica: una star (fittizia) del piccolo schermo dà scandalo nel mondo (reale) della moda e, in cerca di un rilancio, approda all'universo dell'entertainment statunitense, in cui le categorie di vero e falso sono così strettamente intrecciate da rendere virtualmente inutile ogni distinzione in proposito. Significativa la reazione del pubblico al "numero 0" del programma di Brüno e la sua partecipazione in qualità di genitore single a un talk show: non viene messa in discussione neppure per un istante la "realtà" di quello che si vede, ma si considera il tutto plausibile, se non accettabile, in forza dell'effetto persuasivo prodotto dalla scatola magica. Purtroppo il film non sa o non vuole andare oltre, riciclando gag da Borat (a dir poco prevedibili i trastulli fetish, mentre la "seduzione" del politico nella suite d'albergo rimanda all'amplesso, ben più spassoso, di protagonista e produttore nel film precedente) e rinunciando senza troppi rimpianti a sviluppare l'intreccio secondario (l'assistente - l'attore svedese Gustaf Hammarsten, semplicemente perfetto - in adorazione della superstar), recuperato in extremis per un finale "esplosivo" nelle intenzioni, di fatto moderatamente divertente. Un'occasione mancata (anche al botteghino, a quanto pare).
Si sconsiglia la visione di qualunque versione doppiata.