Documentario

L’INCREDIBILE VIAGGIO DELLA TARTARUGA

Titolo OriginaleTurtle: The Incredible Journey
NazioneU.S.A.
Anno Produzione2008
Durata80'
Sceneggiatura
Fotografia

TRAMA

La vita di una tartaruga marina caretta è un continuo viaggio costellato di insidie._x000D_

RECENSIONI

Può darsi che anche il gradevole e spettacolare filone dei film documentario sulla natura sia oggi a rischio inflazionamento. Soprattutto se si penserà che al progetto basti una specie o un esemplare animale con le carte in regola per fare da protagonista – ovvero simpatico, possibilmente tenero, in alternativa piacione, e necessariamente con un’esistenza alquanto avventurosa e contrastata. In questo senso la cerchia dei grandi migratori cinegenici si sta restringendo ma offre ancora diverse opportunità prima che si debba guardare con interesse iene e formichieri.
In questo caso siamo ancora in territorio relativamente sicuro: si è ricordato che è indispensabile raccontare una storia e si è ritenuto che la vita – ovvero anche il cammino – di una tartaruga marina attraverso l’oceano e le sue insidie fino all’età adulta ed al rinnovamento del ciclo della vita fosse un buon soggetto.
Questo soggetto “naturale” (anche nel senso di non molto rielaborato rispetto al semplice ciclo naturale della specie in questione) si rivela in realtà discreto e nulla più.
L’incredibile viaggio della tartaruga non possiede la grande poesia de La marcia dei pinguini, né la sua compattezza narrativa appassionante.
E anche sul piano delle immagini, sebbene la qualità sia molto elevata, quelle subacquee non hanno un impatto ed una varietà paragonabile a quelle terrestri – si pensi ad Earth, ad esempio, che in ogni caso costituisce, come tutti i documentari targati BBC, un termine di paragone tecnico ingeneroso.
Il regista Nick Stringer proviene dal National Geographic e le tecnologie utilizzate sono le più moderne, tuttavia il montaggio è spesso incapace di rendere davvero coinvolgenti gli eventi.
Uno dei punti deboli è poi nella necessaria voce narrante, in questo film decisamente retorica e troppo pensata per i bambini. La versione italiana si affida a Paola Cortellesi, della quale certamente non valorizza le molteplici capacità (ma si sa che la scelta dei doppiatori in Italia, specie nei film per l’infanzia, ha la finalità quasi esclusiva di mettere un nome celebre sul cartellone).
Il dialogo privilegiato col pubblico dei giovanissimi – forse legittimo ma limitante – trova riscontro anche nel montaggio un po’ ingenuo di alcune scene. Ne è un chiaro esempio quella degli agguati del granchio.
Se d’altra parte si intende parlare soprattutto a quegli spettatori, è evidente che nel film manca quell’ironia che appartiene anche ad una natura per altri versi inflessibile.
La pellicola non è comunque priva di una propria identità. L’idea sottostante è chiarissima: l’importanza del rinnovarsi del ciclo vitale, la sua origine antica e la parte giocata in esso dall’istinto, l’ineluttabilità della selezione naturale e delle difficoltà da affrontare costantemente nel proprio cammino di vita. Un invito a rispettare le regole superiori della natura, ma anche un’esortazione alla tenacia ed al coraggio.
Nell’avventura della tartaruga marina il monito ecologista fa capolino di sfuggita, quando la caretta viene pescata dall’uomo e si salva solo in virtù di un isolato gesto di pietà, e quando una temibile chiazza di petrolio minaccia la vita degli animali marini e denuncia le conseguenze dell’incoscienza umana.
L’attrice principale, infine, la testuggine che conosciamo minuscola e ritroviamo imponente alla fine del film, pur molto simpatica sulla carta, nel corso del film riesce a coinvolgere meno di altri animali (si direbbe, fosse una vera attrice, che è più fotogenica che espressiva).