Commedia, Recensione

ST. TRINIAN’S

Titolo OriginaleSt Trinian's
NazioneGran Bretagna
Anno Produzione2007
Genere
Durata97'
Fotografia
Montaggio
Scenografia

TRAMA

Il St. Trinian’s, collegio femminile un po’ troppo alternativo, rischia la chiusura per bancarotta. La soluzione? Un bel furto.

RECENSIONI

Oliver Parker, di solito autore di un cinema letterario sostanzialmente corretto e a serio rischio di patinatura (il più riuscito Un marito ideale, il più vacuo L’importanza di chiamarsi Ernest, da due commedie di Wilde), riapproda sugli schermi italiani, sull’onda di un travolgente successo britannico, con un adattamento di una serie di cartoon realizzati a cavallo tra gli anni Cinquanta e Sessanta (valga come citazione della fonte originale, dunque, la sequenza animata sulla pianificazione del furto del quadro) e già fatta oggetto di riduzione cinematografica in passato. Allontanandosi dal registro educato e di solida impostazione teatrale dei suoi precedenti più celebri, Parker, in accoppiata con Barnaby Thompson, in questo caso vira tutto sull’eccesso caratteriale e sulla demenzialità tipica della commedia di genere pervenendo a un risultato innocuo e sbrindellato: se le avventure che si susseguono nel collegio femminile in cui è ambientata la vicenda sono raccontate con la leggerezza e lo spigliato spirito richiesto, è vero che, al netto di tutto, il lavoro mette in fila una serie di personaggi sì sufficientemente individuati, ma inseriti in un contesto in cui gli sceneggiatori indovinano solo un paio di situazioni realmente divertenti. Il punto di forza della pellicola sono peraltro i due protagonisti maschili: il feticcio Rupert Everett, nel doppio ruolo di Carnaby e Camilla Fritton (il cui look sembra una chiara citazione di quello di Camilla Parker-Bowles), che è da applauso (ascoltarlo in originale, possibilmente) e Colin Firth, a suo completo agio nel ruolo dell’ipocrita Ministro della Pubblica istruzione. Per vivacizzare la faccenda e regalare qualche motivo agli spettatori più cinefili, gli autori si divertono a disseminare il film di riferimenti extratestuali: il passato collegiale dei due protagonisti (chiara allusione al film Another country, citato alla lettera nella conversazione, che rappresenta il primo incontro cinematografico dei due attori), il furto del quadro La ragazza con l’orecchino di perla (con riferimento esplicito al film omonimo, in cui Vermeer era interpretato proprio da Firth), il cane Darcy (come il personaggio austeniano interpretato ancora da Firth in una miniserie tv), fino al duetto dei titoli di coda che rimanda a quello con il quale Firth ed Everett chiudevano L’importanza. Si aggiunga il momento invero assai spiritoso in cui il grande Stephen Fry, qui in apparizione straordinaria nelle vesti del presentatore tv, si chiede se non sia sprecato in quel ruolo. Quisquilie, inezie, certo, ma che nel complesso funzionano e consentono al film di vivacchiare fino al trionfale lieto fine. E’ prossima l’uscita dell’ennesimo adattamento wildiano di Parker (Dorian Gray: siamo pronti, con qualche timore), cui seguirà un secondo film dedicato alle mirabolanti avventure delle ragazze del St. Trinian.