TRAMA
Roma e il mondo sono in lutto per la morte del Papa. Distrutto l’anello piscatorio, il camerlengo deve fronteggiare il rapimento dei quattro cardinali favoriti alla successione pontificia e la minaccia della distruzione della Città del Vaticano da parte degli Illuminati, la più potente organizzazione sotto copertura della Storia decisa a rivendicare il primato della scienza sulla Chiesa e sullo Spirito. Il collegio cardinalizio assolda Robert Langdon, docente di simbologia religiosa a Harvard, che inizia le indagini insieme alla scienziata Vittoria Vetra.
RECENSIONI
Difficile resistere al richiamo dei 750 milioni di dollari incassati nel mondo da Il Codice da Vinci e così squadra che vince non si cambia, a partire dal regista Ron Howard e dal protagonista Tom Hanks, che torna, con maggiore disinvoltura, a vestire i panni di Robert Langdon (impossibile sottrarsi a un cachet di 50 milioni di dollari per una vacanza romana). Questa volta l'esperto professore di simbologia deve vedersela con una setta di Illuminati in cerca di vendetta contro la Chiesa, responsabile di avere da sempre osteggiato la ricerca scientifica perseguitando le menti più brillanti. L'obiettivo dei ribelli è la distruzione dello Stato Vaticano, attraverso un cilindro di antimateria trafugato dal CERN di Ginevra e programmato per esplodere durante il delicato momento della Conclave per l'elezione del nuovo Papa. Dopo la verbosa, ma tutto sommato dignitosa, trasposizione de Il Codice da Vinci, per il precedente romanzo di Dan Brown (spacciato, nel film, come successivo) il motto pare essere "Meno parole, più azione!". Non passa infatti minuto senza che i personaggi, più pedine del tollerabile, corrano da un luogo sacro di Roma all'altro in cerca di indizi e scampando agguati. Purtroppo la caccia al tesoro è talmente frenetica, grossolana e illogica da perdere per strada anche lo spettatore più volenteroso che, all'ennesimo "Andiamo di là!" pronunciato a vanvera insieme al nome del primo pittore o scultore che capita a tiro, finisce per disinteressarsi totalmente di intrighi, enigmi, indovinelli, conti alla rovescia e doppi giochi. L'effetto paradosso (il distacco è direttamente proporzionale al ritmo) raggiunge il suo apice nella seconda parte a causa dell'implausibilità sempre più smaccata dei vacui eventi. Non aiutano l'impersonalità della regia, la risibilità dei dialoghi e il nonsense della sceneggiatura. La capitale italiana, grazie alla confezione extra-lusso, fa un'ottima figura, nonostante ben poco di ciò che si vede sia vero. L'impossibilità di ottenere i permessi dalla Diocesi di Roma non ha infatti scoraggiato la produzione che ha utilizzato ambienti reali (tra gli altri l’immancabile Reggia di Caserta) abbinati a efficaci fondali digitali. Al di là della tecnologia, però, e della rinnovata forma fisica (buon per lui) di Tom Hanks, di sostanza, ma anche di divertimento, così come di angeli, e pure di demoni, non vi è traccia.