Commedia

EX (2009)

TRAMA

Vite intrecciate di sei coppie in crisi.

RECENSIONI

Sebbene non si voglia negare la finalità commerciale di qualsiasi lavoro cinematografico, Ex è l'esempio di un mercato che rinuncia alla qualità e sottomette tutti gli elementi formali costitutivi di un film alle leggi della produzione seriale che impongono uno sforzo minimo per raggiungere nel tempo e nei costi minori possibili un risultato che, facendo leva sulle strategie retoriche di più immediata comunicazione e più veloce spendibilità, ovvero le più banali e le più trite, possa giungere al pubblico e "fare cassa". Ex è merce sin nel suo nucleo più profondo, ovvero la struttura, qui quella a episodi gestiti (malissimo: non c'è nemmeno la consapevolezza del significato narrativo dell'interruzione) secondo la tecnica dell'entralacement; ebbene tra gli episodi è possibile notare una profonda somiglianza: non solo seguono con gli stessi tempi il movimento narrativo di fondo che dall'idillio amoroso (ai limiti del ridicolo, tanto da accendere l'illusione, subito spenta, di un sottotesto autoironico) porta alla crisi e alla finale riconciliazione, ma hanno gli stessi personaggi, si fondano sulle stesse situazioni: sono la stessa cosa. Brizzi fa la scelta più furba: propone una tesi (enunciata da Bisio, improbabile professore universitario) e la sviluppa in un'unica storia appena abbozzata, uno scheletro privo di identità che in virtù di ciò può essere moltiplicato per un certo numero di volte e coperto/nascosto con maschere appena diverse: Brizzi si preoccupa a stento di cambiare i nomi ai suoi personaggi, non c'è nessun tratto che permetta di designarli come individui e siamo in grado di distinguerli solo grazie alla riconoscibilità pregressa degli attori (ecco il motivo di tanti nomi famosi); si provi a pensare singolarmente a ciascuna storia e si vedrà che nessuna, fatta forse eccezione per quella di Insinna-Gerini, ha le caratteristiche intrinseche per potersi affermare in quanto racconto autonomo, come accade, per fare un esempio vicino sia come tempo che come tipologie narrative, in quelli di Love actually: quella che manca dunque, più che l'oggetto del racconto, che pure si fatica a trovare, è la capacità di raccontare: Brizzi non è in grado, cioè, di dare coerenza interna e, appunto, autonomia all'esile materiale narrativo di cui dispone.
In Ex non c'è nulla che lo sollevi dalla sua pochezza (siamo lontanissimi dalla più banale delle commedie romantiche americane): non c'è ritmo, non c'è comicità - si oscilla dal prevedibile (e infatti il pubblico anticipava le battute, per poi ridere) al volgare e gli unici momenti di divertimento sono affidati alla coppia Brilli-Salemme, la cui vicenda è chiusa, però, entro le caratteristiche dello sketch (personaggi macchiettistici, elementi narrativi ridotti al minimo e funzionali allo scambio di battute comiche, unicità di ambientazione) - non c'è dramma perché non c'è vita e le scelte di regia che vorrebbero essere significanti di commozione e pathos (primissimi piani con forte sfocatura di fondo, riprese aeree su scogliere impervie, musiche languide) sono leziosaggini attinte dal peggiore repertorio televisivo-pubblicitario. In Ex non c'è preoccupazione estetica di sorta, né sforzo alcuno, nemmeno quello di far passare le informazioni tramite le immagini o le situazioni narrative: tutto è affidato ai dialoghi che risultano perciò fastidiosi e innaturali (difficilmente ci capita nella realtà di riassumere alla nostra fidanzata le ultime tappe della nostra storia).
Desolante la presenza di attori stimabili, televisivi o cinematografici, come Orlando e la Signoris.