Drammatico, Recensione

IL GIARDINO DI LIMONI

Titolo OriginaleEtz Limon - Lemon Tree
NazioneIsraele/Germania/Francia
Anno Produzione2008
Durata106'
Montaggio
Scenografia
Costumi

TRAMA

Il Ministro della Difesa d’Israele va a vivere a fianco di Salma e del suo amato giardino di limoni. I servizi segreti ritengono necessario radere al suolo il giardino per evitare che possa offrire riparo a terroristi che vogliono attentare alla vita del Ministro.

RECENSIONI

Salma è una vedova palestinese di mezz’età e bell’aspetto che ha la sfortuna di ritrovarsi come vicino il Ministro israeliano della Difesa. La convivenza è subito squilibrata e assurda: il giardino di limoni che Salma cura da una vita è visto come una minaccia per la sicurezza del Ministro e le autorità decidono di sradicare tutti gli alberi e recintare l’area. Salma, però, nonostante i dubbi della comunità cui appartiene, decide di pagare un avvocato e ricorrere contro la decisione. La battaglia legale di Salma (che rimane sullo sfondo) fa rumore sui giornali e la sua intimità con l’avvocato (più giovane e scapolo) infastidisce gli uomini del paese. Il finale è amaro: solo le donne (compresa la moglie del Ministro) guardano oltre muri metaforici e reali; gli uomini (compreso l’avvocato di Salma) restano vittime del fascino perverso del potere. Lo spunto verosimile (la difesa della propria casa e della propria terra contro misure di polizia giustificate con la necessità di difendere Israele) messo in forma singolare (la battaglia giudiziaria sugli alberi di limone) serve a Riklis per comporre un apologo sobrio sulla contiguità israelo-palestinese, sull’occupazione, sul potere, sulle profonde differenze tra uomini e apparati e sul nefasto effetto che questi ultimi hanno sui primi. La metafora è scoperta (il Ministro si chiama addirittura Israel) e la sintesi narrativa è volutamente emblematica: l’ostilità tra “stranieri” e “nemici” è racchiusa dentro i confini minori dei rapporti di vicinato – il contesto politico è soffuso, la sensibilità del cuore legge somiglianze e crea empatie fuori dal quadro surreale e viziato dei meccanismi del potere. Lo stile di Riklis è asciutto e la prova degli interpreti più che buona, ma le ottime intenzioni non sempre avvisano contro le banalità. Nei momenti migliori, Il giardino dei limoni riesce nel difficile intento di forzare con leggerezza lo sguardo dentro un quadretto minimo ma insolitamente radicale; nei momenti più fiacchi (parecchi) il film galleggia nell’ambito della miniatura onesta ma debole.