TRAMA
Avevamo lasciato Michale Myers intrappolato tra le fiamme nel seminterrato della casa di Laurie Strode ma i vigili del fuoco, involontariamente, lo liberano.
RECENSIONI
Secondo capitolo di una trilogia, che si chiuderà con Halloween Ends il prossimo anno, Halloween Kills riparte esattamente da dove finiva il precedente film di David Gordon Green (2018), sequel diretto del primo Halloween (1978). Del senso dell’operazione tabula rasa si parlò già nella recensione, non ci dilungheremo troppo. Basti accennare al fatto che in questo Kills prosegue il lavoro di recupero filologico (si rifanno vive altre vecchie conoscenze di 43 anni fa) e che si presenta come un enorme meta-contenitore, leggibile a più livelli. A un primo livello, si tratta di uno slasher davvero basico, con trama ridotta all’osso e ampio spazio lasciato alle scorribande omicide di Michael Myers che si esibisce in (molte) uccisioni fantasiose e crudeli, perfetta esemplificazione di un franchise che rappresenta un intero genere oltre che se stesso, per così dire. Anche la regia sembra adagiarsi con consapevole eleganza su stereotipi linguistici risaputi, primo fra tutti la dilatazione del (minaccioso) fuori-campo ottenuta stringendo l'inquadratura sui personaggi. A un secondo livello, il film riprende la tradizione esplicitamente politica di certo horror anni 70 (e 80, vedi Society, di Brian Yuzna, solo per citare il più esplicito fin dal titolo): l’aver reso la cittadina di Haddonfield un multi personaggio / folla inferocita che vuole farsi giustizia da sé, diventando mostro a sua volta, è un esplicito (e, se lo chiedete a me, non molto interessante) rimando all’America trumpiana, becera e populista.
Infine, ma è più un soprattutto che un infine, mai come stavolta, l’ultimo Halloween non è un film della saga ma un meta-film sulla saga: Michael Myers, viene detto a chiare lettere, continuerà a rialzarsi finché ci sarà la "paura" a nutrirlo, a riportarlo miracolosamente in vita. Banalmente, fuor di facile metafora (e fuor di diegesi): la saga continuerà finché la gente continuerà ad andare al cinema a vederla, finché non perderà interesse per Halloween e, più in generale, per quel tipo di horror ormai sedimentato, cristallizzato, classico.