TRAMA
Selene e Michael, dopo i casini combinati nel primo film, sono in fuga, alla ricerca delle origini della loro stirpe. Intanto Marcus (Vampiro) si è risvegliato ed è deciso a liberare il fratello William (Licantropo) dalla sua prigionia plurisecolare…
RECENSIONI
L’evoluzione del titolo va ovviamente intesa in senso duplice: evoluzione, diciamo, filmica tecnico/stilisticamente intesa (sequel = “passo in avanti” rispetto al primo Underworld, in tutto e per tutto) ed evoluzione intradiegetica (evoluzione della storia e soprattutto dei personaggi). Dal primo punto di vista, Underworld: Evolution è ben poco evolutivo rispetto al prototipo: resta un film girato con competenza, caratterizzato cromaticamente da una fredda fotografia livido/bluastra, scenograficamente efficace nella sua infantile ricerca del gotico/dark sempre e comunque ed effettisticamente “dotato” ma ampiamente rivedibile (in campo CG, alcune animazioni restano insoddisfacenti). Si nota, semmai, un passo indietro sulla strada del debito Matrix-lineare, ché Wiseman ? saggiamente (chiedo scusa…), abbandona quasi del tutto l’utilizzo di ralenti e freeze frames che ormai suonano attuali come un disco di Roni Size. Dove invece U:E involve, o meglio si arresta e gira a vuoto, è dal punto di vista narrativo. Intanto si è perso il senso del confronto tra le due razze nemiche: i Death Dealers (Vampiri) dominano la scena e riducono i Lycan (Lupi Mannari) al semplice ruolo di comprimari o bodyguards di lusso. Nel primo Underworld, si ricorderà, gran parte della progressione drammatica poggiava proprio sulle spalle dei giochi di potere, doppi giochi, tradimenti interni ai due “fluidi” schieramenti (ognuno ha il suo Mastella, si sa); svanito nel nulla questo presupposto, l’Evolution arranca un po’ e, dopo un interessante incipit ambientato 800 anni prima, non trova uno sbocco narrativo interessante né un pretesto valido per catturare e tener desta l’attenzione dello spettatore. L’unico “germe evolutivo” arriva verso la fine, quando Selene beve il sangue dell’Übervampir morente, Corvinus, il quale le rivela che il fantastico drink la trasformerà nel “futuro”. Non se ne farà di niente, o almeno, di pochino pochino: la Nostra acquisterà maggior destrezza nel mollar pizze a destra e a manca ma, a parte questo, non si intravedono rivoluzioni copernicane nel mondo vampiresco. Nel film fa anche capolino, in due occasioni, un pizzico di sesso, decisamente sgraziato: passi l’innocua miniorgia tra vampiri (Tanis con le due amichette succhiasangue) ma la scena clou, l’amplesso tra la sexy Kate Beckinsale e l’imbalsamato Scott Speedman, è decisamente ridicola oltre che topologicamente errata (a meno di considerare orifizio utile il di lei ombelico).