TRAMA
Berkeley, Australia: una pioggia di minimeteoriti trasforma i pacifici abitanti in zombi affamati di carne umana. Fuggi fuggi generale, poliziotti stupidi, eroi improvvisati e un tot di altri clichè. Poi arrivano anche gli alieni che non ti aspetti. Sembra divertente? Non lo è.
RECENSIONI
Due gemelli australiani esordienti producono, scrivono, dirigono, curano fotografia ed effetti speciali di un fanta-zombie movie un po’ Drive-In anni ’50, un po’ Peter Jackson di Bad Taste. Sulla carta la cosa suona anche simpatica, su schermo molto ma molto meno. Il primo imputato per il fallimento dell’operazioncina è il senso dell’umorismo dei fratelli Piersig, sostanzialmente assente. Se, infatti, la scelta di abbondare con il gore e di virare il tutto al comico, benché risaputissima, non sarebbe teoricamente malvagia, la cruda realtà dei fatti è che dopo la terza gag penosa si viene assaliti dallo sconforto e dalla noia, che non se ne vanno più fino alla fine del film. La storia, macchinosa, ha i suoi “colpi di scena” (il ruolo degli alieni…) ma è servita malissimo da una sceneggiatura immobile che gioca con due-tre idee da ripetere all’infinito e non si preoccupa di caratterizzare, anche solo sommariamente e comicamente, nessuno dei personaggi che la popolano, peraltro mortificati da dialoghi inconcludenti e pseudoumoristici. Gli effetti speciali a base di un’artigianale CG funzionano, la strampalata follia di fondo non sarebbe da buttar via, così come la serie di citazioni e rimandi (Romero, Bad Taste, Evil Dead, il cinema di Hong Kong) ma l’impressione è che Undead sia in fin dei conti un film semplicemente “stupido” nel vero senso della parola. E spesso irritante. Uscito altrove nel 2003 da noi arriva solo ora per sfruttare, presumo, l’effetto Romero.
“Undead” è un film che si inserisce nel filone dell’horror indipendente a basso costo, dove la recitazione è ai minimi storici e la storia è solo un pretesto per gli effetti speciali. In realtà la pellicola dei gemelli australiani Spierig, benché sia autofinanziata ha una confezione di tutto rispetto. La fotografia è perfetta, le inquadrature sono ricercate, e la computer grafica abbonda. Questo originale mix di ricercatezza visiva e bassezza di toni produce un risultato singolare, a tratti godibilissimo, altre volte stucchevole.
I fratelli Spierig che fanno tutto in coppia (regia, montaggio, effetti speciali, produzione) dimostrano di avere assimilato a dovere l’esempio degli autori dell’horror indipendente (Peter Jackson, George A. Romero, Sam Raimi), curando la regia del loro esordio in maniera a dir poco maniacale. Abbondano plongée e contre-plongée, panoramiche mozzafiato, profondità di campo, fotografia in controluce e rallenti. La sequenza dell’apparizione del pescatore pistolero è una via di mezzo tra il Robert Rodriguez de “El mariachi” e il Peter Jackson di “Fuori di Testa”: montaggio serrato, abbondanza di primissimi piani e dettagli, volto dell’eroe perennemente coperto dalla falda del cappello. La storia è presto detta: un gruppo di persone variamente assortito si ritrova in uno sperduto paese di pescatori alla prese con un’invasione di zombi. A complicare il tutto ci si mettono gli alieni. Ma se la sceneggiatura non presenta nulla di nuovo, l’ironia invece fa capolino ad ogni scena, con l’eroe impersonato da un pescatore che spara come George Clooney in “From dust till dawn” e la reginetta dei pescatori che tiene testa all’orda di famelici con tanto di maschera antigas e fucile a pallettoni.
Discorso a parte meritano gli effetti speciali. Se i gemelli australiani proclamano il credo dell’horror indipendente, in realtà la produzione di “Undead” è una delle più ricche di questi ultimi tempi: due anni e mezzo di lavorazione, 41 giorni di riprese, ed effetti speciali digitali e di make-up che hanno coinvolto Steven Boyle già collaboratore in “Star Wars – Episodio II”, “Ghost Ship” e “Scooby doo”. Il risultato non è trascurabile: gli effetti speciali sono numerosi e tutti molto gustosi. Tuttavia gli Spierig corrono il rischio di risultare manieristi già al loro esordio (di certo il loro passato negli spot pubblicitari non giova). Il film non riesce a raggiungere né le vette di delirio di “Fuori di testa” né la padronanza di stile di “Evil Dead”; e la storia che all’inizio sembra molto accattivante si perde un po’ nel confuso finale, dove la mancanza di coerenza rischia di ridimensionare l’enorme dispiegamento di inventiva nei termini di un’esibizione fine a se stessa. Nonostante gli evidenti limiti “Undead” rimane tuttavia uno dei migliori horror degli ultimi anni, dove la mostarda abbonda nel reparto splatter. Lasciando da parte scrittura, drammaturgia e significati reconditi la pellicola è una delle più “stilose” e originali in circolazione, in grado di supplire con ironia alle carenze del copione. Vedremo se con l’opera seconda i gemelli australiani avranno il coraggio di proseguire sulla strada rischiosa della sperimentazione indipendente o se ripiegheranno nell’accogliente recinto entro cui si pasce il prodotto medio.