Drammatico, Recensione

LE VOYAGE DU BALLON ROUGE

TRAMA

A Parigi il piccolo Simon è trascurato, lo segue un palloncino rosso; la madre presta la voce ai burattini e, presa dai preparativi del nuovo spettacolo, affida il figlio alle attenzioni di Song Fang, studentessa di cinema taiwanese.

RECENSIONI

Distrazione di Parigi

Hou Hsiao-Hsien sfida apertamente la maniera e vince. Girato su commissione per il 20° compleanno del Musée d’Orsay, (ma anche il bellissimo Cafe Lumiere era confezionato per i 100 anni di Ozu), dove il plot superfluo si chiude, il film è un’associazione deliziosa per immagini: lente spoglia sui rapporti umani che crepitano al fuoco della distrazione (la madre tralascia il figlio come la casa, ostaggio di altri abitatori), valorizzazione suprema dei tempi morti, accostamenti arditi e timide fughe nel surreale. Alla prima opera europea, l’autore continua a manovrare nel contemporaneo e marca ancora il segno dei tempi, inchiodando i personaggi alla rispettiva confusione e mostrandone sottovoce l’avvenuto regresso, agli esatti antipodi del progresso; quindi costringendoli a rivolgersi alle marionette, come Suzanne (un’ottima Binoche), perché è questo l’unico “oggetto” che si può controllare (favolosa rappresentazione amorosa, sui titoli di coda, in cinico contrasto con l’instabilità interiore della donna). Le voyage du ballon rouge è un nuovo titolo raffinato, colto e cinefilo: nell’asiatica Song Fang (non a caso babysitter), palese doppio del regista, la realtà è filtrata dall’occhio meccanico e rivestita in altra forma. Ma non solo: a ben guardare nel corso d’opera, come riverente inchino a Parigi, parecchie espressioni di arte (scultura, pittura) mostrano il proprio meccanismo, perfino l’artificio del palloncino rosso è candidamente svelato. Conosciamo il trucco ma questo non smette di evocare meraviglia (il prefinale: il bimbo scivola nel sonno, il palloncino si allontana) perché l’altissima idea di cinema del taiwanese, declinata in lievi piani sequenza, ammazza la trama e cammina per metafore e semplici visioni. C’è lo sfondo francese ma nessuna concessione all’occhio occidentale e alla funesta ricerca dell’inizio, svolgimento e fine. Variazione sul tema della nuova famiglia, sullo sfilacciamento delle relazioni e sulla malattia della negligenza che sviluppa tra rumori e colori nella media città occidentale (Parigi gemella di Tokyo); inferiore alla prova precedente, il maestoso capolavoro Three Times, ma comunque memorabile.