TRAMA
L’esistenza di Csilla, una modella di successo rimasta sfigurata in seguito ad un misterioso incidente, scorre parallelamente alle vicende di un altro reietto, almeno fino a quando le rispettive vite, che fino ad allora si sono appena sfiorate, convergono inaspettatamente.
RECENSIONI
Confusa e (in)felice
La complessa costruzione temporale del film di Attila Mispàl non è certo di aiuto, si rischia anzi di rimanervi impantanati. E per quanto una notevole eleganza formale faccia posare volentieri lo sguardo sulle singole inquadrature, riuscendo anche in certi frangenti a stimolare sentimenti di empatia per i personaggi, le sofferenze dei due protagonisti continuano a filtrare attraverso quadri eccessivamente staccati tra loro; situazioni, queste, di cui risulta spesso arduo rintracciare la consequenzialità logica. Insomma, nonostante Mispàl, già autore di apprezzati cortometraggi e assistente alla regia della brava Ildikó Enyedi, dimostri al primo lungometraggio (premiato peraltro come miglior opera prima all’ultima edizione della Settimana del Cinema Ungherese di Budapest) di poter sviluppare una interessante ricerca stilistica, c’è qualcosa che non funziona sul piano strettamente narrativo. E così A fény ösvényei finisce per comunicare un certo disagio, lasciando al contempo impressioni confuse, distorte. L’atmosfera acquista di tanto in tanto un diverso spessore, grazie anche alla bravura degli attori. Oltre alla fascinosa Anna Mária Cseh, che ha realmente trascorsi da top-model e può infatti vantare gambe da capogiro, si impongono all’attenzione György Cserhalmi e Sándor Csányi, due tra i volti più intensi e gettonati, nel panorama attuale del cinema ungherese. Il giovane Sándor Csányi, tanto per dirne una, ha qui un ruolo minore ma qualche tempo prima era stato protagonista dell’ottimo Kontroll, per la regia di Nimród Antal.
Stefano Coccia
