TRAMA
Anni Settanta, isola di Cheung Chau: una coppia di amici adolescenti, Fan e Fishball Ming, si invaghiscono di due ragazze del posto e cercano di coronare il loro sogno d’amore
RECENSIONI
C'era una volta
C’è il sapore della nostalgia in questo simpatico film di Riley Ip, a metà strada tra “Nuovo cinema Paradiso” e la commedia giovanilistica in stile MTV. Ambientato negli anni Settanta, in una piccola isola tropicale ad ovest di Hong Kong, il lungometraggio racconta gli anni dell’adolescenza di due ragazzi, alle prese con i primi problemi sentimentali. L’occidente è un miraggio lontano e nella piccola comunità predomina ancora una tradizione con radici secolari. L’unica finestra sul mondo, in grado di raccontare altro, diventa quindi il cinema del villaggio, attorno a cui ruota gran parte della vicenda. Nonostante la malinconia che si respira, l’approccio del regista è tutt’altro che piagnucoloso e ha la meglio il lato comico, con gag in parte divertenti, qualche volta stiracchiate. Il film punta molto sulla verve dei due protagonisti, in pena d’amor verso due graziose fanciulle interpretate dalle “Twins”, vero e proprio fenomeno pop in patria. Al di là del raccontino pulito e un po’ ruffiano, con tutte le romanticherie imposte da una “liason” per teen-ager, emerge trasversalmente un amore nei confronti del cinema che entra più volte, in modo risolutivo, nella narrazione: lettere d’amore copiate dalle sinossi dei film, appuntamenti fuori dal cinema dove i due giovani protagonisti hanno un banchetto in cui vendono crocchette di pesce, frequenti citazioni dei film “wuxia” degli anni Sessanta, quelli tutti improbabili duelli e arti marziali, l’importanza della sala come luogo di incontro, mentore sentimentale e addirittura definitive rese dei conti.
A scandire l’azione e a sottolineare i diversi momenti narrativi, poi, i cartelloni dipinti a mano dei film in programmazione. C’è più simpatia che verità e la carineria prevale sulle pulsioni, anestetizzate da caratteri scolpiti nello stereotipo. Senza la cornice esotica e l’esuberanza degli interpreti, la commedia dai colori brillanti si confonderebbe tra le altre.
