Drammatico, Recensione

BEAUFORT

NazioneIsraele
Anno Produzione2007
Durata125'

TRAMA

Il castello di Beaufort, situato nel Libano del Sud, passa da secoli di mano in mano, da dominatore a dominatore. Nel 2000, Liraz, comandante israeliano, viene incaricato di difenderne l’ultimo avamposto.

RECENSIONI

Ceddar narra, con Bufor, del momento fatidico in cui la ragione per la quale i soldati combattono in un conflitto sparisce all’improvviso rendendo chiaro che qualsiasi versamento di sangue è oramai inutile, e di come, d’altra parte, la macchina burocratica della guerra registri questi cambiamenti con una lentezza che può rivelarsi fatale. Il regista nella prima parte disegna i rapporti tra i commilitoni che vivono nel forte, mentre fuori sembra esserci un nemico senza volto e senza nome (Buzzati?) e gioca, in questa fase, sull’attesa più che sull’evento; concentra l’attenzione su un artificiere (Ohad Knoller) che sembra divenire protagonista della vicenda, salvo fargli perdere la vita in quello che è lo snodo chiave del film (da quel momento restare al forte non ha di fatto senso) che apre il discorso narrativo alle considerazioni dei militari circa l’opportunità della missione, con l’inevitabile manifestarsi di tensioni a lungo tenute sotto controllo: è questo il frangente in cui emerge in pieno il ruolo centrale del vero protagonista del film, il giovane comandante Liraz (mentre individuiamo almeno altri tre personaggi che si rendono riconoscibili solo per morire poco dopo, con cognizione di causa per lo spettatore). Il film, di impronta quasi teatrale, per quanto farraginoso e piuttosto statico, e nonostante un piano narrativo decisamente schematico, che conduce a un liberatorio finale, è un lentissimo ma progressivo crescendo in cui, tra false piste, forte si afferma il tema della “vigliaccheria” come strada del buon senso contro l’insensatezza del coraggio dettato dal cieco orgoglio.