TRAMA
Lincoln, Nuovo Messico, 14 luglio 1881: il ventunenne fuorilegge Billy The Kid viene ucciso dallo sceriffo Pat Garrett. Nasce una delle più note leggende del West che la regista francese Anne Feinsilber ricostruisce tornando sulle tracce del celebre bandito, proprio nel momento in cui lo sceriffo della contea di Lincoln riapre il dossier sulla sua morte: Pat Garrett ha davvero sparato a Billy The Kid oppure quella notte il ragazzo fuggì in Messico, come ipotizza una vecchia diceria? (dal catalogo del Festival).
RECENSIONI
Lontano dalla semplice ricerca storiografica, Requiem for Billy The Kid è un saggio sulla memoria, il tentativo riuscito di messa in scena di un’epifania: partendo dai luoghi dove si svolsero le vicende, la Feinsilber orchestra immagini e suoni allo scopo di rendere nulli i confini tra passato e presente, sfornando un resoconto audio/video del tragitto che dal secondo porta al primo. Le immagini sono quelle di luoghi immutabili e senza tempo, come i volti dell’umanità che li abita, sono i fotogrammi scolpiti nell’immaginario di film come Pat Garrett and Billy the Kid e Furia Selvaggia, i suoni sono quelli della voce di Kris Kristofferson/ Billy the Kid (legame reso indissolubile dall’interpretazione dell’attore nel film sopra citato di Peckinpah) nel suo dialogo, intriso di malinconico romanticismo, con la regista, sono i versi delle poesie di Rimbaud che risuonano in un ardito eppure lucido parallelismo, sono le musiche diegetiche di vecchi cow-boys in un saloon e quelle in colonna sonora di Claire Diterzi, interprete tra l’altro di una splendida cover di Knocking on heaven’s door di Dylan, rivisitata in un dolce e spietato sussurro. Ne risulta un oggetto atipico, ballad cinematografica in cui la finzione diventa riferimento documentaristico (l’utilizzo delle scene dei film, l’intervista della Feinsilber a Billy/Kristofferson) e l’indagine da cui il film parte si trasforma in pretesto per esplorare un immaginario più che una realtà.
