Comico, Recensione

FASCISTI SU MARTE

TRAMA

Una serie di falsi cinegiornali racconta di come alle ore 15:00 del 10 Maggio 1938 Marte rosso e bolscevico divenne fascista.

RECENSIONI

Il comico italiano più geniale [1][che c’è esordisce al cinema con un – sospiro di sollievo – nonfilm; il grande schermo ha infatti mietuto molte vittime tra i comici televisivi, e non solo tra le insopportabili mezze calzette alla Aldo Giovanni e Giacomo. Corrado è però di un’altra categoria e così, da Genialer Dilettant della regia cinematografica, intelligentemente non gira un film vero e proprio ma opta per una contaminazione mediale che, semplicemente, dilata un’idea televisiva a minutaggio filmico e la importa, pari pari in 4:3, sullo schermo cinematografico. Chi guardava il Caso Scafroglia sa già cosa aspettarsi, ossia un (ri)montaggio degli episodi dei Fascisti su Marte già visti in TV, arricchito per l’occasione di materiale inedito e di qualche timido effetto digitale. Il Cinema è presente in forma di citazione affettuosa, seriosa punto, che spazia allegramente dal Kubrick di 2001 (prologo ed epilogo) all’ovvio Méliès, passando per Il Grande Dittatore di Chaplin (Barbagli che giocherella con un Marte gonfiabile) e lo Spielberg di Schindler’s List (il Mimimmi rosso che intenerisce i cuori, doppio pietroso del memorabile cappottino spielberghiano). L’operazione, certo, era comunque un po’ azzardata perché la manciata di esilaranti minuti elargita a scadenza settimanale poteva stufare alla svelta, una volta raggiunta la soglia dei 100’ in un colpo solo, e in effetti la seconda metà del Fascisti cinematografico rischia di annoiare un po’. Poco male. Fascisti su Marte, nel suo complesso, conferma le doti di fuoriclasse di Guzzanti a suo agio sia col fuoco d’artificio verbale (il “fascistese maccheronico” dell’onnipresente voice over) che con il gag puramente mimico/visivo, e capace di confezionare con la stessa naturalezza momenti comici di effettiva leggerezza e altri leggeri solo in apparenza ma in realtà satiricamente assai sostanziosi (la democrazia definita come “sistema che spinge il popolo a opprimersi da sé” o la “soluzione finale” priva di “problema iniziale”).

[1]Pare che Marcel Duchamp si indignò quando lesse che un sedicente giornalista aveva definito “geniale” il cavallo vincitore dell’Arc de Triomphe. Qui non si parla di cavalli ma convengo con chi considera “geniale” un aggettivo comunque sconveniente. Però Corrado Guzzanti geniale lo è davvero e non saprei come mettere la cosa diversamente.