TRAMA
Un ragazzo percorre in bicicletta la strada che da Tokyo porta a Aomori attraversando le meraviglie naturali del paesaggio montano del nord del Giappone.
RECENSIONI
Questo sobrio racconto dal soggetto delicatissimo (addirittura un matricidio), ultimo lavoro del maestro Wakamatsu, sorprende per la facilità e la naturalezza con la quale l’autore è riuscito a dar forma ad una sofferenza rappresa: il saliscendi in bicicletta del giovane assassino, tra la cima del monte ed il mare, tra purificazione nell’ascesi e regressio ad uterum, al di là dei suoi valori simbolici, diventa paradigma di una condizione di indicibile malessere, di sospensione esistenziale, efficace anche grazie alla buona prova del giovane protagonista. Dispiace che il regista non rimanga sempre fedele a questo generico understatement, che apra parentesi didascaliche (scontri generazionali, perdite di valori delle nuove generazioni e via “sociologizzando”…) non necessarie e soprattutto pleonastiche e ridondanti, che scada poi nell’ovvio chiudendo con l’ennesimo stop frame “à la Truffaut”.
