TRAMA
Peter Winters è un uomo che soffre vistosamente di problemi psichici, situazione che si aggrava quando torna nella città natale e scopre che sua figlia gli viene deliberatamente tenuta nascosta.
RECENSIONI
Il cinema di Lodge H. Kerrigan si annuncia già da questa sua stupefacente opera prima come un lungo e tortuoso percorso, lastricato di varia sofferenza, attraverso lancinati scenari di dolente quotidianità. Sentieri gelidi e oscuri che si interrompono nei crocevia con esistenze infrante e lacerate che tentano di raggrumare emboli di identità smarrite forse per sempre. Il desiderio di ritrovamento della figlioletta data in affidamento diviene per Peter (e per Keane nell’omonimo ultimo film) metonimicamente desiderio (e paura) di ricomposizione di un’unità psichica e psicologica frantumata, di un centro, in qualche modo, che possa conferire ordine e equilibrio alla rapsodia esperienziale del suo flusso bio-emotivo. Tutto Clean, Shaven è una lenta, sferragliante e dolorosa catabasi attraverso il disordine esistenziale e mentale di una persona psichicamente instabile in cui Kerrigan si mostra morbosamente attratto da un’istanza di deragliamento nel rendere la realtà scissa del protagonista offrendo un collage di allucinate sintomatologie atte a descrivere entomologicamente il funzionamento dei meccanismi psichici del personaggio e della sua irredimibile solitudine. Oltre allo studio di un carattere il film si muove con organizzato disequilibrio tra dolore e conoscenza tentando di evocare tutto il corredo fantasmatico e allucinatorio necessario per mettere in scena l’implacabilità delle ossessioni di un universo attraversato dalle ombre della psicopatologia (le sbalestranti soggettive, il lavoro straordinario sulla disarticolazione sonora e dunque sull’impaginazione visivo-auditiva); poiché comunque Clean, Shaven non è né intende essere un film “freudiano” in senso stretto dove a pesare è l’interesse scientificamente nosologico, bensì una pellicola che vuol trovare un terreno di comunicazione comune tra la situazione psichica di un personaggio e la percezione del profilmico, cercando più che un coinvolgimento improbabile (se non impossibile) una dimensione di comunicabilità fondata sul coté emozionale.
