TRAMA
Diario di viaggio del portoghese Joaquim Sapinho recatosi in Bosnia nel 1996 e nel 1998.
RECENSIONI
Resoconto in forma di diario della missione nei paesi balcanici del capo del contingente portoghese Kfor nei mesi immediatamente successivi alla fine del conflitto in Bosnia, l’opera di Joaquim Sapinho, corretta e professionale, ha squarci puramente documentaristici di notevole potenza ed efficacia (in particolare, il segmento che mostra i riti e le preghiere di un gruppo di donne islamiche e quello terribile, “muto”, sulla “monumentale” collina che sovrasta il piccolo villaggio di Alifakovac con le sue lapidi, luogo di morte in cui pare cristallizzarsi il ricordo della tragedia).
Il commento in voce over è misurato, il valore e la forza delle immagini rendono superfluo ogni resoconto storico-cronachistico intercalato tra i volti e i silenzi degli abitanti dei villaggi tra Sarajevo e Srebrenica, cristiani o musulmani, trasmissione palpabile del dolore di una ferita non rimarginata e i paesaggi innevati corrotti dai segni evidenti delle deflagrazioni e dei bombardamenti.
Tuttavia, la decisione, puramente formale, di replicare soluzioni cromatiche precise associandole ad un determinato evento o a specifiche situazioni (il seppiato sgranato, il bianco e nero ed il colore, rispettivamente scelti per raffigurare la natura, le macerie, gli abitanti del luogo tra il 1996 ed il 1998) è più che discutibile e finisce con l’appesantire il lavoro, contraddicendo la sobrietà di fondo in nome di una “bella forma” dai tratti eccessivamente (e prevedibilmente) estetizzanti.
