TRAMA
Un film composto da tre cortometraggi, legati insieme da un selvaggio inseguimento. Nel primo, Last Song, un uomo corre lungo un vicolo inseguito da una donna-robot che ama i musical di Broadway. Nel secondo, Shadows, l’inseguimento coinvolge un personaggio condotto nel vicolo da un killer che non gli lascia via di scampo. Nel terzo, Fly, un uomo, fuggendo dalla polizia, finisce sopra un tetto, dove rapisce una ragazza intenzionata a suicidarsi.
RECENSIONI
L'ultima corsa
Il titolo va preso letteralmente, cioè corri e poi muori. I tre episodi che compongono il mediometraggio, infatti, sono una perfetta sintesi della morte come liberazione da una vita mai vissuta pienamente; una morte ricercata ma subita casualmente e inflitta per disperazione, grazie a coincidenze che forse non sono tali. Prima, però, bisogna correre. L’incipit di ogni episodio è sempre lo stesso: buio, trambusto in sottofondo e una corsa a perdifiato verso la salvezza. Da chi e perché poco importa. L’importante è scappare il più lontano possibile. L’epilogo vede la morte sul proscenio, ma lo sguardo, tutt’altro che rassicurante, è comunque affettuoso e a volte addirittura ironico. Il regista Ishii Sogo, dominatore della scena underground giapponese, unisce generi diversi, passando dal musical all’action movie e, a dispetto della grevità dei temi esistenziali affrontati, sembra non prendersi troppo sul serio. Il primo episodio, forse il migliore, vede un uomo in fuga uccidere per errore una donna che prima di salire in cielo si scatena in canti e balli. Nel secondo è di scena un regolamento di conti e nel terzo un uomo, inseguito dalla polizia, raggiunge il tetto di un grattacielo e prende in ostaggio una ragazza triste. La forza del soggetto non trova sempre adeguato risalto nel taglio sperimentale adottato da Sogo, reo di infliggere allo spettatore la pena capitale di un videoclip eterno e frenetico. Se l’inizio e la fine di ogni segmento hanno un loro perché e sostengono adeguatamente la scarna narrazione, il corpo di ogni racconto si dilunga con poco valore aggiunto. All’ennesimo uomo che avanza impugnando la pistola, cade, si rialza, spara e urla, lo spettatore ha tutto il tempo, e il diritto, di pensare ai fatti propri.
