TRAMA
Sam confida al suo fratello maggiore Rocky di essere stato picchiato a scuola da George, un ragazzino obeso e problematico. Rocky, per vendicarlo, progetta con un amico una burla crudele.
RECENSIONI
Nella provincia americana (siamo in Oregon) una marachella può degenerare in dramma, la gioventù è a disagio e mai innocente, gli adulti latitano, la violenza resta ai margini ma è pronta a diventare protagonista. Un gruppetto di giovani fa una gita al fiume ma c’è qualcosa sotto, una cattiveria da esprimersi con freddezza: è la natura umana maligna di suo? E’ un certo ambiente a farla marcire nel cinismo? Interrogativi atavici per una pellicola che riprende un filone cinematografico molto vivo qualche lustro fa (la produce Rick Rosenthal, regista di BAD BOYS) e al quale il regista si rifà dichiaratamente (Mi sono ispirato al genere di film con i quali sono cresciuto, quelli che parlano di un mondo popolato di adolescenti che affrontano una profonda crisi etica). Siamo, con tutta evidenza, dalle parti di STAND BY ME anche se, in questo caso, la situazione si estremizza (incrociando, il film, la strada di ELEPHANT), le conclusioni sono grosso modo le stesse: dopo l’escursione tutti diventano tragicamente adulti (si passa dal primo bacio al primo delitto) e al peso di un rimorso che durerebbe una vita, preferiscono, dopo tormentata elaborazione, il confronto duro con la realtà dei fatti.
Il regista Estes (al debutto nel lungometraggio), pur non schivando lo stereotipo, è indubbiamente accorto nel non spingere gli eventi verso conclusioni facilmente leggibili, si impegna nello sfaccettare al massimo i suoi personaggi e nel condurre gli eventi nelle zone d’ombra del dubbio morale. E’ però proprio in questa accortezza che MEAN CREEK si rivela un film strapensato: lo zoo umano è assemblato e variegato ad arte (per età: si va dal bambino, all’adolescente, dal postadolescente al giovane; per condizione sociale, culturale e psicologica); la colonna sonora è furba fino al malandrino; la narrazione progredisce per tappe ragionate (veloce descrizione degli ambienti in cui vivono i protagonisti, interazione, collasso; solo nel finale emergono strategicamente, le figure genitoriali) giocando, in accumulo, con climax ed anticlimax. Una pittoresca natura è ambiguo scenario di questo apologo sulla giovinezza crudele (la chiocciola infilzata, fastidiosa sottolineatura), l’autore dosando con mestiere la tensione e traendo il meglio dai suoi giovani interpreti.
Interessante, certo, ma la nudità dello schema sfiora l’indecenza.