ANGST

Anno Produzione1983

TRAMA

Un uomo, dopo aver scontato una pena per un delitto gratuito, non riesce a mettere a freno il suo impulso e uccide ancora.

RECENSIONI

Doveroso ripescare questo mirabolante titolo del 1983: ANGST è delirio che da omicida diventa visivo, l'occhio dello spettatore seguendo in sincrono (!!!) i movimenti di un protagonista, erede illegittimo del Norman Bates hitchcockiano, che non riesce a non assecondare il proprio istinto mortifero: il massacro che questi mette in atto è restituito con incredibile crudezza, agghiacciante iperrealismo; la casa isolata che sceglie per le sue gesta diviene inaudito teatro della crudeltà. A mediare la disturbante messinscena è solo l'inusitata eleganza di una macchina da presa emozionale che s'inerpica e vola, si concede corse e affanni, brividi e stasi, naviga leggiadra in un mare di sangue per poi colarci a picco. Preceduto da un breve prologo in cui, documentaristicamente, si dà conto biografico dell'assassino, il film in seguito gli passa la parola e lo tampina passo per passo. Non è estranea all'opera un'ironia sghemba che dipinge in forma di macabro scherzo questa insana maratona nell'orrore che, felicemente, non si concede mai alle convenzioni di alcun genere. Zbigniew Rybczynski (autore di alcuni sogni a occhi spalancati, ORCHESTRA e LA QUARTA DIMENSIONE tra gli altri), qui direttore della fotografia nonchè sceneggiatore, firma con svolazzi le fenomenali sequenze lasciando il suo inequivocabile segno (e il consueto bassotto) in questa efferata ricostruzione della lucida follia di uno psycho killer. La voce off, costante e fin troppo puntuale, non avendo altra funzione che quella di ricollegare le gesta dell'uomo a un fantomatico trauma infantile, non aggiunge nulla: le immagini, le più violente e tese del festival, parlano di più e meglio. Un'opera maniacale, cinematografica e cinetica che sfiora il capolavoro.