TRAMA
Elisa, giovane e bella madre di due bambini ha il sogno di aprire un negozio da parrucchiera nel centro di Montevideo. Si lega a uomini che di lei non si curano, inizia a prostituirsi con un’amica; conosce Placido, losco maneggiatore che ha affari a Barcellona. A Barça le due amiche si prostituiscono, Placido si rivela ad Elisa per quello che è, le mancano i soldi per tornare in patria ma alla fine rincontra i suoi bambini.
RECENSIONI
Elisa ha infantili sogni di grandezza, una grandezza su misura per la sua ingenuità, è così leggera in ogni azione da far intravedere la disillusione e l'inganno, nemmeno troppo in lontananza sulle strade polverose di Montevideo prima e su quelle illuminate ed umide, la notte a Barcellona. Un vortice di spensierata ottusità a trentadue denti. La vita delle due amiche è fatta di colorata trasparenza, la profondità è bandita accuratamente, all'inseguimento non di sogni ma, sembra, del dolore pungente. Quasi per caso si diventa prostitute prime e puttane poi - distinzione faceta, diciamolo - come se si trattasse di scivolare sull'acciottolato viscido: una ricerca questa che la simpatica protagonista di certo non compie intenzionalmente ma accetta perché, forse, convinta che tale deve essere la sua vita.
Tutta l'innocenza svanisce però, ed è un nuovo trauma cui solo una forma di surrealtà molto in tono con (lo stereotipo del)l'anima latina può mettere una pezza, d'umanità di sentimento e parvenza di gioia stabile. Elisa tornerà in patria quasi come eroina della condizione della donna in Uruguay, al seguito del baldo giovine poliziotto che l'ha aiutata e che almeno non ha tentato di fotterla alla prima possibilità.
Sempliciotto sempliciotto "En la Puta Vida" snocciola tutta la serie dei luoghi comuni narrativi e pure coloristici della spensieratezza di matrice ispanica ma lo fa con grazia: il vortice di fesserie, di avventure, sbadataggini ed in fine la rivincita della protagonista scorrono con timore orrido della stasi, luci si rincorrono a luci, visi a visi con sacra reverenza della finzione. La protagonista Mariana Santangelo è il perfetto catalizzatore dell'attenzione ed anche per merito suo tutto macina.

Una Favola a tesi
La storia raccontata da questa coproduzione di cinque paesi (Belgio, Uruguay, Spagna, Venezuela, Cuba) è di quelle viste e straviste: la prostituta per necessità che vede i sogni progressivamente ingrigirsi, fino al riscatto finale. Un po' "Pretty woman", ma meno romantico, e un po' "Donne al bivio", ma meno cronachistico. Il risultato è piacevole, grazie soprattutto alla strepitosa Mariana Santangelo, brava e davvero bella, che riesce a dare spessore ad un personaggio assai stereotipato: la prostituta "pura di cuore", sempre spontanea e sincera, che lotta con i denti per realizzare il sogno della sua vita, in questo caso l'apertura di un negozio di parrucchiera. In realtà la regista vuole dire certe cose, fare arrivare in modo chiaro un messaggio di solidarietà verso il mondo oscuro della prostituzione e costruisce i presupposti per fare della sua protagonista un'eroina, capace con la determinazione di raggiungere il suo scopo.
E il bello è che ci riesce! Basta chiudere un occhio (a volte entrambi) sulla poca credibilità di molti snodi narrativi, tutti tesi unicamente al risultato ma spesso privi di effettiva forza drammatica. Anche se il taglio quasi surreale di molte sequenze aiuta ad entrare nell'atmosfera di una favola con morale programmaticamente carina.
Come spesso accade in questi casi, il messaggio prevarica la coerenza del racconto, inficiandone la forza e rendendo il film un intrattenimento piacevole ma niente di più.
